“Se si può parlare di condizione “elevata” del presbitero potremmo riferirci all’elevazione dell’ostia consacrata sull’altare. Diventando presbiteri verrete innalzati sì, ma alla maniera di Cristo sull’altare. La gente cercherà in voi un “altro Cristo” innalzato sulla croce per rivelare la pienezza dell’amore di Dio. Maria, umile serva del Signore, che nel Magnificat ha riconosciuto l’azione di Dio che depone i potenti dai troni e innalza gli umili, sia Lei ad accompagnare i vostri passi nel ministero”. Si è conclusa con queste parole l’omelia che ha pronunciato oggi pomeriggio mons. Giuliano Brugnotto, vescovo di Vicenza, durante la celebrazione eucaristica con la quale in cattedrale ha consacrato sacerdoti i diaconi Lamberto Menti e Sebastiano Pellizzari.
La riflessione del presule si è aperto con l’invito a soffermarsi sulla parola “elevati”: “Potrebbe far pensare – ha osservato – ad una carica più alta degli altri fedeli, o addirittura ad un miglioramento della condizione sociale o di una rassicurante condizione economica. Elevati nel senso di uno stare al di sopra degli altri presumendo di avere una autorità assoluta all’interno della comunità”. “Preti – ha proseguito – che non si sentono parte del popolo di Dio, bensì una categoria a parte; una categoria ‘sacra’ nel senso di ‘separata’ da quella degli uomini e delle donne di questo nostro tempo. Una separazione che può diventare anche una somma di privilegi rispetto alle altre vocazioni soprattutto a quella matrimoniale con le dovute responsabilità che le accompagna nell’accoglienza ed educazione dei figli”. “La tentazione per noi celibi di condurre una vita da ‘single’ è canto seducente di sirena sulla soglia della nostra casa”, ha ammonito il vescovo, aggiungendo: “Questa concezione sarebbe del tutto contradditoria con l’insegnamento evangelico appena proclamato”. Quello per il quale “Gesù ha chiamato gli apostoli a seguirlo per donare loro la possibilità di condividere la missione che il Padre gli ha affidato”. “Carissimi diaconi tra poco nuovi presbiteri, ci saranno tanti momenti nella vostra vita – esperienze di gioia, occasioni di crisi, situazioni di sofferenza, avvenimenti luttuosi – e sempre è necessario tornare a chiedere al Signore, a volte con entusiasmo altre volte con trepidante inquietudine ‘Chi sei tu Signore Dio che mi concedi di stare in questa situazione? E chi sono io creato a tua immagine, così fragile e ferito?’”, ha proseguito prima di ricordare che “gli impegni del ministero – la predicazione, la celebrazione Eucaristica, il perdonare i peccati, l’attenzione ai poveri… – sono il luogo principale e fondamentale della vostra formazione. Ma è necessario che restino vive tre fiamme”. Sono la fiamma “della preghiera personale e comunitaria”, quella “del servizio” e quella “della comunione fraterna specialmente con il presbiterio diocesano affidato alla cura del vescovo”.