Neonati trovati morti: Solmi (vescovo di Parma), “vicenda che ci parla della capacità di assumere la responsabilità verso le grandi vicende della vita”

“La morte di questi due neonati parla tragicamente della necessità di maturare la capacità di riconoscere e di assumersi la responsabilità personale verso le grandi vicende dell’esistenza, come è la gestazione, la crescita nel proprio grembo di un essere vivente, tale fin dal concepimento, la cui esistenza è indissolubilmente legata alla madre. La crescita culturale e relazionale della persona deve andare di pari passo con la crescita umana, civica e morale”. Lo afferma il vescovo di Parma monsignor Enrico Solmi, a proposito del ritrovamento in una villetta di Vignale di Traversetolo di due neonati morti. “Il ritrovamento in un giardino di Vignale di Traversetolo del corpicino di un neonato e successivamente dei resti di un secondo, ha creato sorpresa e sgomento, in un territorio che appare tranquillo ed è dotato dei servizi socio sanitari per seguire la gravidanza e la maternità, e in una nuova parrocchia vivace, impegnata nella pastorale giovanile e nella Caritas, corredata – tra l’altro – di un supporto psicologico per chi ne abbisogna – dice monsignor Solmi -. Mentre sulla vicenda gli inquirenti stanno operando con professionalità e delicatezza, vengono alla luce fatti nuovi che hanno suscitato una vasta eco mediatica con commenti e interpretazioni diverse di persone vicine, di giornalisti ed esperti sui fatti e sulla psicologia della madre. Non è il momento del giudizio o di affrettate conclusioni, ma riteniamo che non ci si possa esimere da riflessioni su quanto è accaduto e di cui si è venuti a conoscenza dagli inquirenti e dai media”. La responsabilità, sottolinea, “sia nella gravidanza che alla nascita, chiede, universalmente, di essere esercitata per le ragioni più profonde di umanità e di un vivo senso di giustizia, cioè di tutela dell’altro, specialmente se fragile e incapace di difendersi, totalmente dipendente dalla cura degli altri”.
“Il rispetto per chi ha provocato questo gesto, la sospensione del giudizio e l’auspicio per un percorso di coscientizzazione, di espiazione e di recupero, sono parte di quel senso di prossimità e di oblatività che doveva essere offerto, in forma eminente, a quei due piccoli – afferma – e che non si ferma nemmeno nei confronti di chi non li ha voluti e ha provocato o permesso la loro morte. Così pure richiede di dare un nome agli atti posti in essere, caricandoci, a nostra volta, di altri interrogativi e responsabilità. La comunità, sia civile che religiosa, come ora è sgomenta, dovrà essere altrettanto pronta a verificare quanto sta in essa per educare e supportare il significato vero della maternità e della vita, come culmine di scelte consapevoli e di autentica relazione tra uomo e donna, nella valutazione di una retta scala di valori.
Siamo pure certi che la comunità – cristiana e civile – saprà riaccogliere e accompagnare chi ha compiuto – e se mai favorito – tali gesti, in vista di un rinnovato percorso di vita”.

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