“La carità cristiana non è una qualche forma di welfare o di generica filantropia” ma “è costitutiva della vita della Chiesa”. Lo ribadisce mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, nella lettera pastorale “Voi stessi date loro da mangiare”, dedicata al grande tema della carità. Il testo, disponibile integralmente online, viene diffuso in questi giorni nelle parrocchie delle due diocesi.
Se un giorno sparissero i volontari o si riducessero le risorse economiche, cosa accadrebbe dell’impegno sociale della Chiesa? È l’interrogativo che il presule affronta, ricordando che “la nostra carità è autentica se ci sentiamo anzitutto beneficiari dell’amore di Cristo, che non possiamo in alcun modo trattenere per noi. La nostra carità è autentica, se il suo stile è quello stesso di Cristo”. “Siamo Chiesa della carità solo se siamo Chiesa dalla carità, cioè Chiesa che nasce incessantemente dall’amore di Cristo. Ciò ci rende molto umili nella nostra azione caritativa”, ammonisce mons. Repole, aggiungendo che la carità della Chiesa e delle comunità cristiane “non è autentica se non è sguardo che si posa là dove si dirige lo sguardo di Cristo. E Lui, lo sappiamo, non si limita a soddisfare il bisogno, materiale o immateriale, di chi incontra. Cristo guarda negli occhi le persone, che sono sempre qualcosa in più rispetto al loro bisogno del momento. Se Cristo solleva le persone e se ne prende cura è per stringere un legame con loro. Proprio per questo, è capace di vedere anche bisogni e necessità che altri occhi non vedono o non vogliono vedere”.
Soffermandosi poi su “Le fragilità del nostro tempo”, l’arcivescovo rileva che “siamo chiamati a convertire gli atteggiamenti impropri e a discernere che cosa è veramente caritativo, a potenziare e diffondere le moltissime esperienze di genuina carità che abbiamo la grazia di vivere nelle nostre Chiese di Torino e di Susa. Siamo chiamati a prolungare lo sguardo di Cristo, per cogliere tutti quei bisogni che non sempre sono visti nelle città e nella società in cui viviamo”.
Con la consapevolezza che l’esercizio della carità dipende dalla vita di fede dei cristiani, mons. Repole annuncia un nuovo ciclo di catechesi, da lui personalmente curate, per i cristiani adulti, ma anche per tutti coloro che hanno interrogativi sul senso della vita e sono interessati a conoscere il Vangelo di Cristo. Primo appuntamento venerdì 22 novembre alle 21 nella chiesa torinese del Santo Volto. Inoltre, il presule indica quattro nuove iniziative di carità a Torino: sarà eretta una Fondazione per dare maggior forza e continuità alla scuola paritaria realizzata nella parrocchia san Giuseppe Cafasso; un ente del Terzo settore gestirà la mensa diurna della parrocchia Sacro Cuore di Gesù; nel quartiere Lingotto, la parrocchia Assunzione di Maria Vergine realizzerà con la collaborazione dell’Associazione Papa Giovanni XXIII un centro di accoglienza per famiglie e giovani in condizione di disagio; infine l’oratorio salesiano Michele Rua riqualificherà delle strutture nelle quali verrà realizzato un polo caritativo per contrastare le diverse dimensioni di disagio che concorrono al rischio di esclusione sociale di neet e giovani senza titolo di studio o qualificati ma con scarse competenze trasversali.