Cittadinanza: don Ciotti, “sì a referendum, accorciare i tempi significa accorciare le distanze fra le persone e i loro diritti”

“Agevolare oppure ostacolare l’accesso alla cittadinanza per le persone di origine straniera è vista come una questione di principio: il frutto di un ragionamento astratto su cosa sia meglio per l’Italia. Il referendum vuole invece mettere l’accento sulle ricadute concrete di questa scelta, cioè sui suoi vantaggi per tutti gli italiani: sia coloro che lo sono già, sia quelli che desiderano diventarlo”. Così il presidente di Libera e Gruppo Abele don Luigi Ciotti si è espresso sul quotidiano La Repubblica, spiegando le ragioni del perché firmare il referendum sulla cittadinanza. “La democrazia diretta è l’ultimo strumento nelle mani dei cittadini di fronte all’inerzia della politica. E sul tema della cittadinanza buona parte della politica è inerte da troppo tempo, vittima di rigidità ideologiche difficili da comprendere”, dice. “Accorciare i tempi di accesso alla cittadinanza significa accorciare le distanze fra le persone e i loro diritti di base. Significa, soprattutto nel caso dei più giovani, far crescere il senso di appartenenza a una comunità e di conseguenza il sentimento di adesione alle sue regole. È dal godimento dei diritti che nasce la consapevolezza dei doveri, non il contrario!”, sottolinea.
“Per anni – prosegue – abbiamo chiesto una riforma normativa nel senso dello ius soli – l’attribuzione della cittadinanza a chiunque nasca sul suolo italiano, indipendentemente dalla nazionalità dei genitori – o dello ius scholae – la cittadinanza legata alla frequenza delle scuole nel nostro Paese. Continuiamo ad auspicare che questo tipo di riforma diventi presto realtà! Ma nel frattempo ci sono centinaia di migliaia di vite che non possono restare ostaggio delle divisioni e delle arretratezze culturali di certa politica. Perciò è importante che chi ha davvero a cuore l’inclusione e l’universalità dei diritti firmi subito la proposta di referendum e si spenda per farla conoscere”. “Non cediamo alla propaganda di chi, per puro tornaconto elettorale, enfatizza i crimini commessi da una minoranza di persone straniere, per avvalorare l’idea che vadano tenute fuori dalla nostra comunità – afferma don Ciotti -. Apriamo invece gli occhi sull’inadeguatezza delle politiche migratorie di cui spesso quei crimini sono frutto: politiche che speculano sulla disperazione delle persone migranti e ne mortificano la dignità. Ogni volta che le leggi sono figlie della paura, e non ancelle della speranza, sta ai cittadini ribellarsi e chiedere leggi migliori. Ogni volta che il diritto calpesta i diritti servono cittadini con la coscienza vigile, pronti ad accorgersene e insieme agire per un cambio di rotta. Non fermiamoci allora alla questione di principio, ma teniamo ben presente il fine di questo referendum: ampliare la platea dei cittadini veri, svegli, consapevoli, capaci di assumersi gli impegni che questo ruolo richiede. Per avere un’Italia più giusta, più responsabile e dunque anche più sicura”.

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