“La legislazione, annunciata dal governo britannico, che definisce come criminali una serie di attività, che si svolgono entro i 150 metri di una clinica dove si pratica l’aborto, come preghiere e offerte di aiuto alle donne che hanno scelto di avere un’interruzione di gravidanza, è una potenziale minaccia alla libertà di pensiero, di parola e di praticare la propria religione”. È il vescovo John Sherrington, responsabile del settore vita per la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, in un comunicato, ad esprimere la propria preoccupazione per la decisione del governo britannico di far entrare in vigore, a cominciare dal 31 ottobre, le cosiddette “buffer zones”, zone cuscinetto, attorno alle cliniche che offrono l’aborto, dove verranno proibite una serie di attività tra le quali la possibilità di avvicinare le donne che intendono abortire. “Più volte, lo scorso anno, durante il dibattito della legislazione sull’ordine pubblico in parlamento, nella quale sono previste le buffer zones, la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles ha definito le misure che introducono queste zone cuscinetto, attorno alle cliniche abortive, non necessarie e sproporzionate”, scrivono i vescovi inglesi nel loro comunicato. “Condanniamo qualsiasi tentativo di molestare o intimidire le donne e siamo convinti che esistono già, nella legislazione britannica, misure e meccanismi per proteggere le donne da tale comportamento. In pratica questa legislazione è discriminatoria e rende la vita difficile a chi crede”.