Honduras: vescovi dopo l’assassinio di Juan Antonio López. “Uomo onesto e coraggioso, autorità garantiscano giustizia a tutti i cittadini”

Continua a essere forte, in Honduras, e in tutta l’America Latina, l’impressione e la condanna per l’assassinio di Juan Antonio López, difensore dei diritti umani e dell’ambiente, stimato operatore pastorale, ucciso sabato scorso. Una morte annunciata, la sua, viene fatto notare, dopo che la Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) aveva raccomandato che venissero messi in atto nei suoi confronti dei meccanismi di protezione adeguati, cosa non avvenuta.

La Conferenza episcopale dell’Honduras (Ceh) ha diffuso un messaggio al popolo honduregno per la morte di López, definito “delegato della Parola di Dio, coordinatore della Pastorale sociale della Diocesi di Trujillo, membro fondatore della Pastorale di Ecologia integrale a livello nazionale, difensore della Casa comune, uomo impegnato nella verità, onesto e coraggioso”. Si legge nel messaggio: “Questo doloroso evento è un duro colpo per la sua famiglia, per la Chiesa diocesana di Trujillo, in particolare, e per la nostra Chiesa in Honduras, in generale”. I vescovi condannano con forza “questo vile omicidio” e chiedono “alle autorità non solo di parlare di giustizia, ma anche di lavorare con diligenza e sincerità per garantirla a tutti i cittadini”

A intervenire, con un ulteriore comunicato, è anche la Rete ecologica mesoamericana (Remam). Quanto accaduto è stato “un meccanismo per mettere a tacere le voci dei leader delle comunità che, come lui, lottano per il bene comune di fronte a interessi economici e politici che ricorrono all’omicidio come strumento”. Non si tratta di un episodio isolato, secondo la Rete ecologica, dato che “l’attuale modello economico tecnocratico”, diventa sempre più spesso, in sostanza, un “sistema di morte”, come confermano la morte di Juan Antonio López, Berta Caceres (leader ambientalista uccisa nel 2016), e altri.  “Juan non muore, si moltiplica”, la promessa della rete ecclesiale, secondo la quale “ci sono secoli di certezza e dimostrazione della fedeltà del Dio della Vita, che mantiene sempre la sua promessa: ‘il sangue dei martiri è il seme dei cristiani’. Pertanto, la nostra infinita gratitudine per gli insegnamenti che Juan ci ha lasciato”.

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