“Le istituzioni statali, lungi dal garantire i diritti della popolazione, proteggono impunemente le persone e i poteri aziendali che promuovono gli incendi”. Lo sostiene un cartello di 130 organizzazioni boliviane della società civile, sia ecclesiali, che sociali che indigene, in una lettera inviata alle maggiori autorità del Paese, a partire dal presidente Luis Arce. Nella prima metà del 2024, le violazioni dei diritti socio-ambientali sono aumentate del 67% rispetto al 2023, soprattutto a causa degli incendi, secondo l’Osservatorio dell’Accordo Escazú Bolivia. “I punti caldi nei territori indigeni sono aumentati di 9 volte rispetto al 2023, causando l’evacuazione di persone, soprattutto bambini, a causa degli alti livelli di inquinamento – la denuncia delle organizzazioni -. L’indice di inquinamento atmosferico supera il livello 200 in diverse città, indicando una qualità dell’aria ‘pessima’, ed è stato segnalato un aumento delle malattie respiratorie dovute all’inquinamento atmosferico, esponendo le persone a gravi malattie, tra cui il cancro, secondo la Società boliviana di pneumologia”, In alcuni casi, sono state sospese le lezioni scolastiche, per proteggere la salute dei ragazzi.
La lettera contiene varie richieste ai poteri statali, e, in particolare, chiede al Governo di “convocare i rappresentanti della società civile per promuovere un dibattito nazionale su un nuovo modello di sviluppo che non sia incentrato sull’estrattivismo o sull’agroindustria, perché è ormai chiaro che questo modello è distruttivo e mette a rischio il futuro del nostro Paese e la vita dei suoi abitanti”. Inoltre, si chiede di “dichiarare la catastrofe nazionale per mobilitare diverse risorse, compresa la cooperazione internazionale, per spegnere gli incendi il prima possibile e non aspettare la stagione delle piogge, dando priorità alla protezione dei territori indigeni e delle zone rurali colpite”; ancora, il Governo è chiamato a mettere in atto più efficaci azioni di prevenzione e monitoraggio.