In Myanmar, un attacco aereo nella notte del 5 settembre ha ucciso nove persone, tra cui sette bambini, distrutto le misere abitazioni degli sfollati e seminato il panico all’interno del campo profughi nei pressi del villaggio di La-e, municipalità di Pekon, distretto di Taunggyi nello Stato Shan. E’ quanto denuncia, “con sgomento e preoccupazione”, l’Opam, Opera di Promozione della Alfabetizzazione nel Mondo, che ha appreso la notizia dai suoi referenti locai in Myanmar. “Dalla stessa fonte, abbiamo appreso anche che nelle stesse ore e nel giorno successivo, altri quattro campi profughi sono stati bombardati dagli aerei della Giunta Militare, provocando ulteriori vittime, decine di feriti gravissimi e devastazione”. “Bombardare campi profughi – commenta Fabrizio Consorti, Presidente Opam – è un atto di crudeltà inaccettabile che viola tutti e quattro i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario – distinzione, proporzionalità e necessità militare, precauzione, limitazione delle perdite inutili e delle sofferenze superflue – sul quale non è accettabile il silenzio della comunità internazionale”.
Come denunciato dai referenti locali dell’Opam, “l’attacco a Pekon è avvenuto verso le due del mattino: il rumore delle esplosioni, delle grida e la luce degli incendi sono giunti fino ai primi campi di Loikaw, ai confini con Pekon. La gente continua a domandarsi il perché di tanta malvagità: perché bombardare i campi profughi? Perché colpire nella notte? Il mattino dopo l’attacco, gli sfollati e i volontari hanno cominciato a ripulire l’area. Nelle capanne c’è solo l’essenziale per sopravvivere, a volte nemmeno quello. Perché distruggerlo? Un volontario ha notato dei ragazzini intenti a recuperare quaderni, libri e altro materiale scolastico. Un gesto che rivela quanto sia importante offrire ai giovani la possibilità di studiare, anche in una realtà tanto miserabile”. Lo scorso febbraio, l’Opam aveva denunciato ai media italiani un altro attacco aereo deliberato, in quel caso ai danni di una scuola. Ed anche in quella circostanza le vittime erano state soprattutto bambini.
Da oltre un decennio l’OPAM segue con apprensione tutte le vicende del Myanmar, essendo al fianco di queste comunità attraverso le adozioni scolastiche a distanza, il sostegno agli insegnanti e la promozione di progetti per favorire l’alfabetizzazione, anche nei campi profughi. “Per non lasciare sola la comunità nella sofferenza, nella paura e nelle ostilità – racconta il presidente Consorti -, da circa un anno abbiamo aperto una raccolta fondi speciale destinata a sostenere l’alfabetizzazione proprio nei campi profughi del Myanmar. Un modo concreto per continuare a portare speranza e a costruire futuro, anche sotto le bombe”.