Diocesi: mons. Alberti (Oppido-Mamertina), attenzione alle famiglie e al mondo giovanile

“La nostra partenza diocesana ci porta a restare uniti alla Chiesa universale e alla Chiesa italiana che entra nella fase profetica della riflessione sinodale. Per noi, la profezia coincide concretamente con il coraggio di intraprendere realmente un cammino insieme, nella corresponsabilità e nella collaborazione, a tutti i livelli, tra tutti gli agenti pastorali, in ogni ambito pastorale, al di là di ogni personalismo individuale o autoreferenzialità comunitaria”. Lo ha detto ieri sera mons. Giuseppe Alberti, vescovo dio Oppido Mamertina-Palmi aprendo l’assemblea diocesana. Il presule ha ricordato Raul Follereau che diceva che nessun uomo è un’isola: “lo possiamo applicare a noi: nessuna comunità cristiana è un’isola, nessun ufficio è un’isola”, ha detto evidenziando che ogni comunità parrocchiale ha la sua “identità da salvaguardare e da alimentare in un vero spirito di fede, in una vita di comunità, in una carità concreta che profuma di vangelo vissuto” ed è “inserita in un contesto omogeneo : vale la pena inter-agire, nel confronto reciproco attraverso incontri di confronto e di progettazione condivisa, almeno in qualche ambito pastorale o momento celebrativo”. Mons. Alberti ha quindi parlato Iniziazione Cristiana che non è “semplicemente quel percorso catechistico che inizia in prima elementare e che si conclude con la ricezione dei Sacramenti della Confermazione e della Prima Eucaristia”: “stiamo parlando piuttosto di quel complessivo processo iniziatico che coincide tout court con la trasmissione della fede che porta alla nascita e alla crescita costante della vita cristiana di una persona inserita nella comunità ecclesiale”. Pe mons. Alberti l’essere introdotti nella esperienza della fede dipende “essenzialmente dalla famiglia che, nei primi anni di vita, inizia le nuove generazioni alla dimensione religiosa attraverso gesti, parole, atteggiamenti, scelte di vita cristiana, in una graduale inserzione nella vita comunitaria e nella vita della società. La comunità parrocchiale è chiamata ad accompagnare e sostenere la scelta ‘cristiana’ dei genitori”. L’attenzione alle famiglie – ha detto – “vorrà essere prioritaria e non solo verso quelle che hanno i bimbi e i ragazzi che ricevono qualche Sacramento. Il contesto della società attuale sta mettendo a dura prova la famiglia, soggetto fondamentale della vita sociale e dell’esperienza della fede. Sia dal punto di vista umano che dal punto di vista cristiano la famiglia si trova ad essere il primo e l’ultimo avamposto educativo che possa ‘salvare’ le persone”. E poi una attenzione verso il mondo giovanile, “in specie dopo la recezione dei Sacramenti della Iniziazione Cristiana. Le nuove generazioni – ha detto il vescovo calabrese – vivono spesso situazioni di disorientamento per la complessità del mondo di oggi, per il clima prevalente di disincanto che sgonfia ogni ideale, per la mancanza di figure adulte significative nelle scelte di vita e nelle scelte di fede, per la presenza invasiva dei social che non aiuta a fare unità ma fa crescere la frammentazione interiore e la confusione di idee. Vorremmo portare avanti una pastorale giovanile che, in comunione di intenti fra tutti gli operatori che si interessano dei giovani, vorrà offrire veri cammini attenti alla antropologia del giovane di oggi, ma anche offrire spazi e momenti di interiorità e di spiritualità cristiana per scoprire la vita come vocazione”.

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