“Quando nel centro sono arrivati i superstiti del naufragio della settimana scorsa, operatori e volontari della Cri si sono subito trovati di fronte a persone molto sofferenti. Non è facile, in questi casi, dire se si tratti di sofferenza fisica, della grande stanchezza patita o di altro. Ma, tra tutti, è spiccato lui…”. A parlare dei terribili momenti successivi al naufragio dei giorni scorsi a largo di Lampedusa e dell’arrivo in hotspot dei sopravvissuti a quella terribile traversata è il presidente della Croce rossa italiana, Rosario Valastro. Nelle sue parole il ricordo di un uomo di origini siriane, di circa trent’anni, che ha colpito tutti con il suo fare e che, nonostante la tragedia, ha tenuto fede alla sua grande Umanità impegnandosi a supporto di quanti cercavano di portare a termine quel lungo viaggio e poi, di chi, insieme a lui, ce l’aveva fatta.
“È giovane, l’unico con lo sguardo vivo, da subito centrato, vigile, orientato, quello che ha dato l’impressione di essere il più forte tra tutti, quello che stava meglio. Nelle ore successive all’arrivo all’hotspot, è stato quello che più si è prodigato per i suoi compagni di viaggio, quello che li aiutava a tornare nella stanza, quello che, in brevissimi momenti e sorridendo, ha ci più volte ringraziati per quello che stavamo facendo. Ecco, se ci fossimo fermati a questa apparenza, avremmo davvero pensato che tra tutti, lui era la persona che aveva sofferto di meno. Non era affatto così”, racconta Valastro.
“I nostri operatori hanno notato che in alcuni momenti tendeva ad isolarsi e il suo sguardo non era più vivo ma quasi fisso nel vuoto. Solo in un secondo momento abbiamo capito che anche lui aveva perso in questo naufragio parte della sua famiglia, che era rimasto aggrappato per giorni a quella barca, in mezzo al mare, con le onde che, a mano a mano, si portavano via i suoi compagni, che ha tentato di riprenderne alcuni ma non ci è riuscito, che faceva difficoltà a prendere sonno. Eppure, e questa è la cosa che più ci ha stupiti di lui, questi attimi di abbattimento non hanno mai fermato la sua grande speranza per il futuro, il suo senso di gratitudine per noi tutti, la voglia di fare progetti per il suo avvenire. Forse – conclude il presidente Cri – , è stato proprio quel guardare sempre avanti che gli ha consentito di sopravvivere, anche quando vedeva, piano piano, che il mare ‘nascondeva’ i suoi compagni di viaggio”.