“Le zone umanitarie sono solo un nome sulla carta”. Non una provocazione, ma ciò che è successo ad Al-Mawasi, zona umanitaria palestinese attaccata la scorsa notte dall’esercito israeliano, provocando almeno 40 morti e 60 feriti. La denuncia è di Jan Egeland, segretario generale dell’ong Norwegian Refugee Council (Nrc) per il quale “Le immagini dei crateri profondi metri che, qualche momento prima ospitavano dozzine di tende con all’interno bambini e le loro famiglie, sono orribili”. “L’evento della scorsa notte – aggiunge – dà un’ulteriore prova di come non vi siano zone sicure nella Striscia di Gaza”. Una situazione sempre più difficile non solo per la continua incertezza anche in zone umanitarie, ma anche per gli aiuti che tardano ad arrivare. “Le condizioni a Gaza continuano a peggiorare – si legge nel comunicato di Nrc – in parte legate anche alle restrizioni imposte sugli aiuti umanitari”. Basti pensare che, nel solo mese di agosto, si è registrato una media di 69 container al giorno con aiuti di prima necessità, il dato più basso da ottobre 2023. “Attualmente non vi sono le condizioni in cui una vita può essere sostenuta. – conclude Egeland – Chiediamo a Israele di proteggere i civili e i lavoratori umanitari, ovunque loro siano, così come facilitare i soccorsi, in modo da prevenire il propagarsi di eventuali malattie”.