Pace e Migrazioni: al via il progetto “Università del Mediterraneo” promosso dal “Centro Mediterraneo Giorgio La Pira” di Pozzallo

Parte il progetto “Università del Mediterraneo” finalizzate a formare generazioni future che “sappiano ricoprire ruoli nelle classi dirigenti”. L’annuncio, da parte della presidente della Fondazione “Giorgio La Pira”, Patrizia Giunti, durante il convegno “Quale Mediterraneo? Nella scia di Giorgio La Pira”, tenutosi sabato scorso a Pozzallo su iniziativa del “Centro Mediterraneo La Pira” di Pozzallo con il sostegno della Fondazione Migrantes. “Giovani capaci – ha detto Giunto – di dialogare al di là dell’appartenenza religiosa e politica e in grado di creare un comune sentire mediterraneo”. L’obiettivo è quello di accogliere giovani provenienti da ogni sponda del Mediterraneo “tramite corsi di laurea calibrati sul sapere scientifico e tecnologico, volano del progresso e capace di creare una condivisione fra queste realtà giovanili”. Un progetto, quello delle “Università del Mediterraneo” complementare a quello “fortemente voluto e sostenuto dalla Cei” che è il  Consiglio dei giovani del Mediterraneo, che “mira a curare la dimensione spirituale, a rafforzare l’azione pastorale davanti alle sfide odierne e a costruire relazioni fraterne” : un’opera che unisce giovani provenienti dalle diocesi di 26 paesi del Mediterraneo che hanno il compito di farsi “portatori e testimoni dal basso di un progetto di condivisione di esperienze, per cercare di ricreare quel processo di formazione voluto da La Pira a partire dalla neutralizzazione dell’odio. Perché, ha ricordato la Giunti, “le guerre finiscono ma quello che durerà per generazioni è l’odio. L’impatto del conflitto non è soltanto nel dramma che si vive con il conflitto stesso. Ma è nel dramma di generazioni che vengono cresciute nell’odio reciproco. L’unica possibilità è trovare la chiave per disinnescare una volta per tutte quell’odio”.

I lavori del convegno sono stati introdotti da Giacomo Anastasi, direttore del Centro Mediterraneo Giorgio La Pira di Pozzallo: “dopo una pausa di alcuni anni dovuta al Covid, il Centro ha regolarmente ripreso le sue attività offrendo un importante contributo sul piano della mediazione interculturale, della tutela volontaria e della sensibilizzazione verso l’accoglienza. Un’azione – ha detto – concreta che è sicuramente difficile da realizzare ma che abbiamo assolutamente il dovere di praticare. Ognuno ovviamente sulla base del proprio mandato e delle proprie responsabilità”. L’iniziativa del convegno di sabato scorso ha costituto un’occasione per riflettere sulle attuali ingenti sfide del Mediterraneo, anche per riscoprire l’eredità del pensiero lapiriano, a 120 anni dalla nascita di La Pira e a 70 dalle sue prime articolate letture della realtà di quel mare sulle cui sponde era nato. Tra gli interventi quello di Paolo Magri, vicepresidente Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) e Lucia Goracci, giornalista inviata speciale Rai che hanno approfondito il dramma delle migrazioni e dei conflitti che da sempre attanagliano il Mediterraneo . E poi una tavola rotonda con la partecipazione del vescovo di Noto, mons. Salvatore Rumeo,  del  primo cittadino di Pozzallo, Roberto Ammatuna, di Paolo Amenta, presidente dell’Anci Sicilia, di Patrizia Giunti e di Elia Tornesi di Migrantes. Ispirata dalla visione di La Pira, la riflessione sul Mediterraneo ha più volte chiamato in causa Papa Francesco il quale ha scelto Lampedusa come suo primo viaggio apostolico. Non di rado il pontefice ha rivendicato una “teologia del Mediterraneo” di cui, ha ricordato mons. Rumeo, La Pira è considerato pioniere in un bacino che, come ha detto Patrizia Giunti, nella sua etimologia è “mare tra le terre” ma che oggi si ritrova ad essere “mare tra le guerre”. In proposito, è stata più volte ricordata l’efficace e diplomazia dal basso lapiriana, capace di spingersi oltre le freddezze di ambasciate nazionali e stalli dati da pregiudizio.

 

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