La diocesi di Termoli-Larino, sostenuta dalla Commissione Cultura nell’ambito del Centro pastorale per la promozione della cultura e dei dialoghi e dal Museo diocesano G.A Tria, insieme alle associazioni “Pietrangolare” e “MoliseWow” e da alcuni anni il Centro culturale “Il Circolo dei Lazzari”, propone, oramai da diciassette anni, una mostra di arte che è diventata un consueto ed atteso appuntamento culturale dell’estate termolese e non solo.
Quest’anno, in sinergia con il vescovo, mons. Gianfranco De Luca, partendo dal concetto di vita, si è deciso di realizzare una mostra che abbia a tema l’“Acqua”, poiché, spiega una nota della diocesi, “l’acqua è la vita e la morte, da sempre. Per la letteratura antica l’acqua è la possibilità della crescita della civiltà, ma rappresenta anche il pericolo della morte. Le navi solcano l’acqua per trovare condizioni migliori o aumentare il benessere ma, allo stesso tempo, l’acqua coincide sempre con l’attraversamento di un elemento estraneo e non controllabile, molto più grande di se stessi, da cui si è affascinati e di cui però si è anche in balia. In tutte le religioni l’acqua ricorda il grande diluvio originario e purificatore come la rinascita da quella distruzione. È questa duplicità di vita e morte e, inversamente, di morte e vita, che i cristiani hanno conosciuto e ripreso. Acqua è il segno materiale del battesimo, che è il discendere negli abissi della morte ed è risorgere. L’acqua è il lavarsene le mani di Ponzio Pilato”. Anche dal punto di vista biologico e sociale l’acqua ha duplice valore. Essa rimane l’elemento fondamentale del cosmo e l’icona della grande purità, che S. Francesco ricordava nel suo canto: “Laudato sì, mi’ Signore, per sor’acqua, la quale è molto utile et umile et pretiosa et casta”, la possibilità della fertilità della terra e del succo dei frutti. Ma è anche “l’occasione di inondazioni, alluvioni, disastri provocati dall’incuria e dall’avidità”.
Questa duplicità è il tema iniziale della mostra che sarà divisa in due sezioni: nella prima saranno esposte le opere di alcuni artisti molisani (Nino Barone – Ettore Frani – Dante Gentile Lo Russo – Vincenzo Mascia – Sara Pellegrini); nella seconda sezione saranno esposte alcune opere della collezione del Museo Stauros del santuario di San Gabriele dell’Addolorata di Isola del Gran Sasso. Vi è però un passo ulteriore che la mostra vuole percorrere: “La duplicità dell’acqua la rende un elemento positivo e negativo della vita, che sembra uniformare ogni cosa, come la Terra dopo il grande diluvio. Eppure, l’ultima parola non è l’ambiguità e la morte. Anche nei momenti tristi o brutti o cattivi della vita, dove sembra di essere sconfitti dalle tempeste, si può decidere di vivere per la verità, per la bellezza, per la giustizia. Nulla al mondo può impedire di essere liberi, di dare la propria testimonianza di fede e di speranza. È il battesimo vissuto, che può giungere fino alla testimonianza estrema del martirio in nome della verità, che non è mai ideologia ma che è il rispetto della realtà e del suo Creatore. Questo sacrificio di adesione alla realtà e alla redenzione non sembra dare subito dei frutti. Eppure, al ritirarsi delle acque il seme rinascerà e il bene e il vero seminati emergeranno alla fine dalle acque”, chiarisce la nota. “La verità, calpestata al suolo, risorgerà di nuovo” (Bryant, 1978).
La mostra diocesana, che sarà inaugurata stasera alle 21,30, quest’anno si protrarrà sino al 27 ottobre per permettere alle scuole del territorio di poterla visitare.