“Per un credente che vuole sinceramente entrare in dialogo con la cultura del suo tempo, o semplicemente con la vita delle persone concrete, la letteratura diventa indispensabile”. Ne è convinto Papa Francesco, che ha scritto “Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione” in data 17 luglio ma pubblicata ieri, 4 agosto.
“Non è così un caso che il cristianesimo delle origini, ad esempio, avesse bene intuito la necessità di un serrato confronto con la cultura classica del tempo”, ha aggiunto il Pontefice.
Grazie al discernimento evangelico della cultura, “è possibile riconoscere la presenza dello Spirito nella variegata realtà umana, è possibile, cioè, cogliere il seme già piantato della presenza dello Spirito negli avvenimenti, nelle sensibilità, nei desideri, nelle tensioni profonde dei cuori e dei contesti sociali, culturali e spirituali. Possiamo ad esempio riconoscere negli Atti degli Apostoli, lì dove si parla della presenza di Paolo all’Areopago (cfr.At17,16-34), un simile approccio”. Paolo, infatti, “ha compreso che la ‘letteratura scopre gli abissi che abitano l’uomo, mentre la rivelazione, e poi la teologia, li assumono per dimostrare come Cristo giunge ad attraversarli e a illuminarli’. In direzione di questi abissi, la letteratura è dunque una ‘via d’accesso’, che aiuta il pastore a entrare in un fecondo dialogo con la cultura del suo tempo”.
Facendo riferimento al contesto religioso attuale, il Santo Padre ha osservato: “L’urgente compito dell’annuncio del Vangelo nel nostro tempo richiede, dunque, ai credenti e ai sacerdoti in particolare l’impegno a che tutti possano incontrarsi con un Gesù Cristo fatto carne, fatto umano, fatto storia. Dobbiamo stare tutti attenti a non perdere mai di vista la “carne” di Gesù Cristo: quella carne fatta di passioni, emozioni, sentimenti, racconti concreti, mani che toccano e guariscono, sguardi che liberano e incoraggiano, di ospitalità, di perdono, di indignazione, di coraggio, di intrepidezza: in una parola, di amore”. Ed “è proprio a questo livello che un’assidua frequentazione della letteratura può rendere i futuri sacerdoti e tutti gli agenti pastorali ancora più sensibili alla piena umanità del Signore Gesù, in cui si riversa pienamente la sua divinità, e annunciare il Vangelo in modo che tutti, davvero tutti, possano sperimentare quanto sia vero ciò che dice il Concilio Vaticano II: ‘In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo’. Ciò non vuol dire il mistero di un’umanità astratta, ma il mistero di quell’essere umano concreto con tutte le ferite, i desideri, i ricordi e le speranze della sua vita”.