(Assisi) Proseguono alla Domus Pacis di Assisi le Giornate nazionali di formazione e spiritualità missionaria, promosse dalla Fondazione Missio (Cei) sul tema “Ai crocicchi delle strade”. Oggi, secondo giorno dei lavori, intervengono suor Roberta Tremarelli, segretaria generale della Pontificia Opera della santa infanzia, su “Lo stile di azione del discepolo missionario”; a seguire, don Dario Vitali, teologo e consultore della segreteria generale del Sinodo, per illustrare “La dimensione sinodale del mandato missionario”. Nel pomeriggio una tavola rotonda che vedrà la partecipazione di don Tommaso Nava, fidei donum in Perù, Mauro Marangoni e Chiara Bolzanella, famiglia missionaria della diocesi di Padova, e suor Esther Koudoglo, missionaria togolese delle Piccole Suore della Sacra Famiglia.
Alle Giornate nazionali sono arrivati da tutta Italia 200 partecipanti, oltre a 100 partecipanti da remoto. Ad Assisi è presente anche mons. Michele Autuoro, presidente della Commissione episcopale per l’evangelizzazione dei popoli e presidente di Missio.
Don Giuseppe Pizzoli, direttore generale di Missio, in apertura dei lavori ha affermato che il tema di Assisi “è quello proposto dal Papa per la Giornata missionaria mondiale del prossimo ottobre; questi giorni non sono un incontro programmatico, sono una occasione per nutrirci, in modo da arricchire le nostre comunità”.
Le lectio che segnano quotidianamente i lavori sono curate dalla teologa Laura Verrani, al servizio della diocesi di Torino. Ogni giorno si svolgono anche dei collegamenti web con missionari presenti nei diversi continenti.
Alla Domus Pacis ha portato la sua testimonianza anche mons. Gherardo Gambelli, neo arcivescovo di Firenze, già fidei donum in Ciad. Cappellano nel carcere di N’Djamena, ha sottolineato l’importanza di vivere l’inculturazione nell’ascolto, in mezzo al popolo. “In carcere ho incontrato davvero le persone e ho visto la presenza di Dio”, ha detto. “Ho incontrato persone capaci di aprirsi alla grazia, persone capaci di pentimento e conversione, al di là della religione di appartenenza”. Al rientro in Italia, il carcere di Sollicciano lo ha visto ancora impegnato in mezzo a molte situazioni di disagio ed emarginazione. “L’abbraccio del Vangelo è riuscito ad aprire molte vie di dialogo con persone anche di religioni diverse”.