Missioni: Assisi, giornate di formazione. Mons. Carlassare dal campo profughi di Rubkona, “ci affidiamo a Dio”

Mons. Carlassare e una comunità di fedeli della diocesi di Rumbek (Foto Missio/Paolo Annechini)

(Assisi) Dal campo profughi di Rubkona in Sud Sudan ad Assisi: dai “crocicchi della missione” arriva la voce di mons. Christian Carlassare, comboniano, vescovo di Rumbek e della neonata diocesi di Bentiu, suffraganea di quella della capitale Juba. La seconda delle Giornate nazionali di spiritualità e formazione della Fondazione Missio (Cei), in corso presso la Domus Pacis di Assisi, è stata arricchita dalla sua testimonianza in collegamento on line.

(Foto Missio/Paolo Annechini)

“La regione in cui mi trovo è una delle più povere del Paese – ha detto il vescovo –; mancano i servizi essenziali, in una situazione di emergenza causata dagli allagamenti che vengono dal Nilo”. A Rubkona, vicino a Bentiu, 100mila persone sono stipate nel più grande campo sfollati del Sud Sudan: si tratta soprattutto di Dinka costretti a lasciarsi alle spalle abitazioni distrutte, raccolti persi, bestiame decimato dalla fame e dalle malattie. “Sono arrivati qui in cerca di cibo e di riparo. Non hanno più una casa, sono persone che non ‘vanno’ ai crocicchi delle strade. Loro nei crocicchi ci vivono, in una condizione di precarietà che noi missionari condividiamo con loro”. Carlassare ha aggiunto: “Stiamo dove è la gente, nell’insicurezza, ci affidiamo a Dio, in mezzo a loro riscopriamo la nostra capacità di servire, di essere solidali. Questo sono i nostri crocicchi: punti cruciali dove si incontrano le strade e dove non saremmo mai se non decidiamo di uscire dalle nostre sicurezze. Superando quelle barriere che il mondo ha creato per dividerci, vogliamo essere con la gente ferita dal conflitto e chiede guarigione. La solidarietà è l’unica forza che può dare speranza e far ripartire”.

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