Peggiora in Lituania la situazione degli obiettori di coscienza bielorussi e di difensore e difensori dei diritti umani, che hanno dovuto lasciare la Bielorussia in seguito all’offensiva russa in Ucraina, e si trovano adesso perseguitate/i in Lituania. Lo denuncia l’ong “Un ponte per” (Upp) che sostiene, con una apposita campagna, Olga Karatch, fondatrice dell’organizzazione “Our House” (“La nostra casa”). Ed è proprio Olga Karatch a lanciare l’allarme sulle condizioni, tra gli altri, degli obiettori Nikita Sviryd, Vitali Dvarashyn, dell’attivista femminista Yuliya Prasanava e del marito di Olga, il giornalista indipendente Aleh Barshcheuski. Tutte e tutti loro, spiegano da Upp, sono oggi a rischio di persecuzione in Lituania e chiedono sostegno internazionale. Olga Karatch, si legge in un comunicato dell’ong, è stata recentemente condannata in contumacia da un tribunale bielorusso a 12 anni di carcere e al pagamento di una multa pari a 170mila euro. L’accusa rivolta è di essere una “cospiratrice pronta a organizzare un colpo di Stato”. Olga è stata in realtà candidata al Premio Nobel per la Pace 2024 e da anni difende i diritti umani in Bielorussia, tra cui il diritto all’obiezione militare. Considerata una “terrorista” nel suo Paese, è stata costretta a trovare rifugio in Lituania, dove però le viene negato il diritto d’asilo. Nella stessa situazione si trovano moltissimi obiettori e oppositori bielorussi, per i quali oggi l’organizzazione “Our House” lancia l’allarme. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, “Un ponte per” si è attivata per sostenere obiettori di coscienza e pacifisti/e perseguitati nei paesi coinvolti nel conflitto. Insieme a Olga Karatch l’ong ha garantito assistenza legale e sostegno economico alle persone bielorusse rifugiate in Lituania.