“Sant’Agostino, come San Paolo, come ogni discepolo autentico di Cristo, ha combattuto la buona battaglia, per il Vangelo, per la fedeltà al Signore, per l’edificazione del suo Regno nel mondo. È una battaglia che non ha niente a che fare con la follia delle guerre che ieri come oggi insanguinano la terra, è una battaglia che avviene nel cuore, nella scelta, rinnovata ogni giorno, di essere fedeli a Cristo, a Dio, nel rifiuto del peccato e della menzogna, nella passione spesa per testimoniare la fede e per far crescere la Chiesa”. Lo ha detto oggi il vescovo di Pavia, mons. Corrado Sanguineti, in occasione della solennità di Sant’Agostino, durante la messa celebrata a San Pietro in Ciel d’oro, dove riposano le spoglie del Santo di Ippona.
Così, ha proseguito il presule, “la vita diventa una corsa: Agostino, a differenza di Paolo, non ha corso, percorrendo strade e regioni per portare l’annuncio del Vangelo e per fondare nuove comunità, ma ha vissuto una corsa interiore per scoprire e afferrare la verità, ed è rimasto un uomo vivo, in cammino, sempre teso alla ricerca del volto del suo Signore. Soprattutto, come l’apostolo, egli ha conservato la fede: dopo averla ritrovata e riscoperta, l’ha alimentata nell’ascolto delle Scritture, l’ha difesa dagli errori e dalle false interpretazioni, non ha mai voluto separarsi dalla fede della Chiesa, si è lasciato generare alla fede dalla comunità credente e a sua volta, come vescovo e maestro, ha servito e custodito la fede del suo popolo”.
Per il vescovo, “un’esistenza vissuta così, nella vigilanza e nella passione, nell’umiltà e nella sapienza della fede, nell’appartenenza e nel servizio alla Chiesa, è stata attraversata e illuminata dalla speranza, come attesa certa dell’incontro finale, faccia a faccia, con il suo Signore, come pregustazione iniziale della pienezza e della realtà che si dischiudono oltre il tempo, oltre la morte, nel Regno di Dio, nella luce della vita beata”. Così “Sant’Agostino può essere un maestro e un testimone che ci accompagna nel tempo, ormai prossimo, del Giubileo dell’Anno Santo 2025, che, per volontà di Papa Francesco, avrà come tema la speranza, l’essere noi pellegrini di speranza. Sarà anche il tema della mia lettera pastorale”. Infatti, “il grande vescovo d’Ippona, nella sua predicazione e nei suoi scritti, è stato un cantore della speranza, della grande speranza che si apre a noi nell’incontro con Cristo, nella luce del Vangelo, nell’esperienza della fede e della carità”. Egli “ci aiuta a riconoscere come la nostra vita, nelle sue varie fasi, è attraversata da speranze e attese, parziali eppure preziose, e che proprio quando queste speranze più alla nostra portata si realizzano, scopriamo che non bastano, che siamo alla ricerca di qualcosa di più grande”.
“Noi – ha aggiunto – ora siamo in cammino, pellegrini verso l’eterno, e la speranza è l’attesa certa di un destino buono, che intravediamo. La speranza ha a che fare con un futuro, che non viviamo ancora e non possediamo in pienezza, un futuro di cui siamo certi, perché è promesso dal Dio fedele e già possiamo percepire e riconoscere l’alba della risurrezione, i segni del Regno che si fa vicino nel presente, nell’umanità più bella, più vera, più buona e più lieta che fiorisce in noi e intorno a noi, come frutto della fede e dell’amore a Cristo. Così per Sant’Agostino, la speranza è la virtù del presente, è la fede in cammino nella storia, e come la fede, appartiene al tempo del pellegrinaggio e non avrà più ragione di esistere quando saremo nella patria, quando passeremo dalla spes alla res, dalla promessa alla piena realtà”.
E ha concluso: “Che il grande padre Agostino accompagni i nostri passi nel cammino verso il Giubileo e aiuti la nostra Chiesa a ritrovare il respiro della speranza, attinta alla sorgente inesauribile del Vangelo”.