Diocesi: L’Aquila. Il card. Petrocchi saluta la diocesi “il terremoto ha perso la guerra. L’Aquila, città crocifissa è già, anche se non ancora in modo compiuto, Città risorta”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Grazie alla resilienza e alla vigorosa reazione degli abitanti di queste terre, il terremoto ha perso la guerra, scatenata con furia demolitiva sul nostro territorio. In molti luoghi dove svettavano le insegne distruttive della morte, oggi sventola la bandiera gioiosa della rinascita e della vita. L’Aquila, Città crocifissa è già, anche se non ancora in modo compiuto, Città risorta: più bella e più accogliente di prima”. Lo ha detto stasera il card. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo emerito di L’Aquila, al termine della messa di apertura della Porta Santa della basilica di Collemaggio, in occasione della 730ma Perdonanza celestiniana. Nel suo saluto alla diocesi, dopo 11 anni di servizio episcopale, il cardinale ha voluto ricordare le vittime del terremoto, “prego per loro e faccio conto sulla loro intercessione”, e esprimere una serie di ringraziamenti, a partire da quello a Papa Francesco che “mi ha inviato in questa nobile e splendida Chiesa e mi ha sempre assistito, specie nei momenti più difficili, con la sua paterna benevolenza”. L’arcivescovo emerito ha esteso il suo grazie alla Cei “per l’aiuto dato con generosità ‘samaritana’ a questa Chiesa, devastata da tre sismi (2009/2016/2017)”, ai confratelli della Conferenza episcopale Abruzzese-Molisana ai quali ha riservato un “abbraccio collegiale per la comunione sapiente e concreta vissuta nel Signore”. Non sono mancati, in questa “lista telegrafica e inevitabilmente incompleta” il ricordo di chi lo ha preceduto nella guida pastorale della diocesi, di tutto il clero, dei religiosi, delle Comunità parrocchiali e degli operatori pastorali che le animano, così come delle aggregazioni ecclesiali che vivacizzano l’impegno nell’apostolato, degli impiegati di Curia”. Un saluto e “un grazie a tutto cuore” sono andati alle famiglie, con un pensiero particolare “a quelle che hanno patito a causa del terremoto come anche per problemi relazionali ed economici”, ai giovani, ai ragazzi, “che costituiscono un ‘tesoro’ evangelico prezioso, ai bambini, definiti “i fiori promettenti che la Provvidenza fa sbocciare nel giardino della Chiesa. Vanno custoditi con cura e accompagnati con sapienza educativa”. E poi l’abbraccio ad anziani, ammalati e sofferenti. Il card. Petrocchi ha voluto poi ribadire “stima cordiale e convinta riconoscenza” a tutte le Autorità civili, militari, politiche, accademiche, sanitarie, sportive, le Forze dell’Ordine, ai Responsabili e ai Funzionari “preposti al faticoso lavoro teso alla Ricostruzione”, agli operatori dei media che “attraverso una informazione puntuale hanno contribuito a divulgare la corretta e aggiornata conoscenza di avvenimenti e di prospettive”. “Saluto, con spirito festante, mons. Antonio D’Angelo, mio Successore come Ordinario della Arcidiocesi aquilana. Nei tre anni che ho condiviso con lui a servizio di questa Chiesa – ha detto il card. Petrocchi – ho sperimentato sempre una comunione a tutto campo e una intesa completa, sia nelle prospettive pastorali come nelle attività ministeriali. Sono convinto che sarà un Vescovo secondo il cuore di Dio e una saggia Guida per questa eletta porzione del Popolo di Dio. Per le insufficienze e le mancanze che avete notato in me, nello svolgimento del ministero episcopale, chiedo perdono: consegno con fiducia queste mie fragilità alla vostra misericordia. Vi porto tutti nel cuore. Confermo solennemente che, con tutto me stesso, vi ho voluto bene, vi voglio bene e, con la grazia di Dio, continuerò a volervi bene: fino all’ultimo respiro!”.

 

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