Una nuova indagine di Amnesty International ha rivelato, secondo un comunicato diffuso oggi, “che le forze israeliane, nel corso di due attacchi portati a termine a maggio nel sud della Striscia di Gaza occupata contro comandanti e combattenti di Hamas e della Jihad islamica, non hanno preso tutte le misure possibili per evitare o ridurre al minimo i danni ai civili che si trovavano in due campi per sfollati interni. Si è trattato con ogni probabilità di attacchi indiscriminati e, in un caso, di un attacco anche sproporzionato, che dovrebbero essere indagati come crimini di guerra”. Il riferimento è, in particolare, a fatti accaduti tre mesi or sono. “Due attacchi aerei israeliani contro il Kuwaiti Peace Camp, una tendopoli per sfollati interni a Tal al-Sultan, nella zona occidentale di Rafah, hanno ucciso almeno 36 persone tra cui sei bambini e ne hanno ferite oltre 100. Almeno quattro degli uccisi erano combattenti. Gli attacchi, che avevano come obiettivo due comandanti di Hamas che si trovavano tra i civili sfollati, sono stati condotti con due bombe di precisione Gbu-39 prodotte negli Usa. Un’operazione militare condotta con queste munizioni, che disperdono frammenti mortali lungo ampie superfici, in un campo sovraffollato che costituiva un rifugio provvisorio per gli sfollati, ha probabilmente costituito un attacco sproporzionato e indiscriminato”.
Il 28 maggio “le forze israeliane hanno colpito con almeno tre colpi di artiglieria la zona di al-Mawasi, sempre a Rafah, che l’esercito israeliano aveva indicato come ‘zona umanitaria’. L’attacco ha ucciso 23 civili – 12 bambini, sette donne e quattro uomini – e ferito un numero ancora maggiore di persone. Gli obiettivi apparenti erano un combattente di Hamas e uno della Jihad islamica. L’attacco, che non ha distinto – secondo Amnesty – tra obiettivi civili e militari essendo stato portato a termine con munizioni prive di guida in un’area piena di civili sfollati, è stato probabilmente indiscriminato e” a sua volta “dovrebbe essere a sua volta indagato come crimine di guerra”.
“Questi attacchi possono avere avuto per obiettivo comandanti e combattenti di Hamas e della Jihad islamica ma ancora una volta civili palestinesi sfollati in cerca di riparo e salvezza hanno pagato con le loro vite”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, alta direttrice per le ricerche e le campagne di Amnesty International. “Le forze israeliane avrebbero dovuto essere pienamente consapevoli che l’uso di bombe che spargono frammenti mortali per centinaia di metri e di colpi di artiglieria privi di guida avrebbero ucciso e ferito un gran numero di civili accampati in luoghi sovraffollati privi di protezione. I militari israeliani avrebbero potuto e dovuto prendere tutte le precauzioni possibili per evitare o quanto meno ridurre al minimo i danni ai civili”, ha aggiunto Guevara-Rosas. “Le morti e i ferimenti evitabili di civili sono un profondo e tragico richiamo a quanto prevede il diritto internazionale umanitario: la presenza di combattenti nelle aree individuate per un attacco non assolve l’esercito israeliano dai suoi obblighi di proteggere i civili”, ha sottolineato Guevara-Rosas.