“Quali parte della grande famiglia dei figli e figlie di Abramo, crediamo che la nostra fede possa svolgere un ruolo significativo nell’affrontare le sfide che l’umanità sta attualmente affrontando. Il nostro pianeta e i suoi abitanti soffrono le conseguenze degli errori che abbiamo commesso, ma non dobbiamo mai dubitare che Dio ci offra sempre una via di salvezza”. Lo scrivono, i duecento giovani, tra cui cristiani cattolici e ortodossi, musulmani ed ebrei, provenienti dai Paesi del Mediterraneo, dal Medio Oriente e dall’Est Europa, che hanno partecipato all’International camp presso il Villaggio La Vela di Castiglione della Pescaia dell’Opera per la gioventù Giorgio La Pira. L’iniziativa, si legge in una nota, è stata promossa dall’Opera insieme al Consiglio dei giovani del Mediterraneo, progetto della Conferenza episcopale italiana, opera segno del Convegno dei vescovi di Firenze Mediterraneo frontiera di pace ed affidata alla Rete Mare Nostrum, costituita dalla Fondazione Giorgio La Pira, dalla Fondazione “Giovanni Paolo II”, dall’Opera per la Gioventù.
“La fede ci incoraggia a rispondere all’amore del Signore con uno sguardo profondo sulla vita e sui nostri fratelli e sorelle, dentro e fuori le comunità religiose. Ci unisce la comune convinzione spirituale che l’intera creazione esista per dar lode al Signore. Come ci ricordano la Torah, la Bibbia ed il Corano, siamo ‘khalifa’ (Corano II, 30), non tiranni ma amministratori, responsabili di ‘curare e coltivare’ (Gen 2,15) la nostra casa: la Terra. Invitiamo tutti ad un cambiamento, non solo nelle loro azioni e nella loro mentalità, ma, soprattutto, alla trasformazione dei loro cuori – si legge nel documento finale -. Così come il corpo umano richiede sia la mente che il cuore per affrontare le sfide, anche il nostro approccio alle questioni ecologiche deve essere integrale. Mentre la scienza ci fornisce intuizioni cruciali, dobbiamo guardare più in profondità dentro di noi. Aprendo i nostri cuori e adottando una prospettiva spirituale più profonda, possiamo avviare una transizione ecologica guidata dal desiderio, non dalla necessità”. Questa trasformazione spirituale, evidenziano i giovani, “è la chiave per garantire che i nostri sforzi per salvare il pianeta siano radicati nell’amore e nella responsabilità, piuttosto che forzati da un mero obbligo. Uniamoci nella fede, nella speranza e nella compassione, lavorando insieme per un futuro migliore per l’intera creazione”.