“Il tempo presente racconta di sofferenze e inadempienze, di rallentamenti e gravi omissioni, di logiche, progetti e poteri forti che hanno trasformato Noto e dintorni in terra di conquista”. A denunciarlo è stato il vescovo di Noto, Salvatore Rumeo, nell’omelia pronunciata ieri in occasione dei festeggiamenti del santo patrono, San Corrado. “Noto non ha più voce, la fama per la sua manifesta bellezza si va sostituendo con il progetto di una città dove tutto è possibile, dove le politiche agrarie sono in libera caduta e i casolari e le masserie della nostra fertile e invidiata campagna diventano location per il turismo di nicchia e, purtroppo, non solo”, l’analisi del presule: “A Noto non conviene ammalarsi perché le politiche sanitarie regionali stanno trasformando il nostro ospedale nell’ennesimo gigante addormentato da svendere, per l’occasione, al milionario di turno. E noi, non possiamo rimanere inermi, con le mani in mano! A Noto non esistono regole e la cultura, quella vera, stenta a decollare viaggiando su binari morti. Non condividiamo l’idea che l’unica agorà sia quella virtuale dove, senza cognizione di causa, tutti si assurgono a paladini o detentori della verità”. “La coscienza critica viene messa a tacere dalla mediocrità imperante e il progetto dei mecenati del profitto sta trasformando la città in una sorta di slot machine dove la morale dice che, anche con la complicità del dio denaro e di qualche affarista di turno, tutto è lecito e possibile”, ha detto mons. Rumeo: “Ma non è così perché, come affermava Martin Luther King, la libertà propria finisce dove inizia quella degli altri”. “Alle comunità cristiane – ha concluso – alle istituzioni civili, alle famiglie, alla scuola, ai cittadini che, nonostante tutto, continuano ad amare Noto, tu caro San Corrado, ricordi la necessità di alzarsi, di camminare, di progettare in tempi brevi, percorsi di vera umanità dove le relazioni dicono rispetto, accoglienza, amore disinteressato, dialogo e ospitalità gratuita”.