Durante l’udienza con l’International Catholic Legislators Network Papa ha ricordato un secondo elemento di riflessione: “Il bisogno di perseveranza e pazienza, la proverbiale ‘virtù dei forti’, nel perseguire la via della pace, in ogni occasione opportuna e inopportuna, attraverso la negoziazione, la mediazione e l’arbitrato”. Francesco ha parlato di “una rinnovata fiducia nelle strutture della cooperazione internazionale. Nonostante la loro efficacia, comprovata nel corso degli anni, nel promuovere sforzi globali per la pace e per il rispetto del diritto internazionale, queste strutture hanno continuamente bisogno di riforma e di rinnovamento per adattarsi alle circostanze attuali, alle nuove circostanze. In proposito, una particolare attenzione va posta nel sostenere il diritto umanitario internazionale e nel fornirlo di basi giuridiche sempre più solide. Ciò naturalmente richiede di lavorare per una distribuzione sempre più equa dei beni della terra, assicurando lo sviluppo integrale delle persone e dei popoli, e superando così le scandalose disuguaglianze e ingiustizie che alimentano conflitti a lungo termine e generano ulteriori torti e atti di violenza in tutto il mondo”.
“Nella vostra esperienza quotidiana di legislatori cattolici e leader politici, voi – ha aggiunto – sapete anche cosa significa affrontare un conflitto, su scala più piccola, ma forse non meno intensa, all’interno delle comunità che rappresentate e servite. Come cristiani, riconosciamo che le radici del conflitto, della frammentazione e della disgregazione della società vanno ricercate, in ultima analisi, come ha sottolineato il Concilio Vaticano II, in un conflitto più profondo, presente nel cuore dell’uomo”. “Non dimenticate questo: dal conflitto non si può uscire da soli. No. Si esce con gli altri. Da solo, nessuno può uscire dal conflitto”.
Infine, rivolto ai presenti: “La guerra non è speranza, la guerra non dà speranza. Possa il vostro impegno per il bene comune, sostenuto dalla fede nelle promesse di Cristo, servire da esempio per i nostri giovani. Quanto è importante per loro vedere modelli di speranza e ideali che contrastino i messaggi di pessimismo e cinismo – non dimentichiamo i messaggi cinici, sono terribili! – a cui i giovani sono così spesso esposti! Insomma, per noi che viviamo in un mondo in guerra, con permanenti crisi e conflitti, si tratta di trovare sapienza e forza per vedere oltre le nubi, di leggere i segni dei tempi e, con la speranza generata dalla fede, ispirare altri, specialmente i giovani, a lavorare per un domani migliore”.