“Uno è il cuore dell’uomo, e una la sua vocazione, quella ad amare. Perciò se il suo amore è parziale, anche se avesse come oggetto il Signore, ma poi escludesse un qualsiasi fratello, anche la sua vita risulterebbe parziale, incompiuta. Perché l’amore di per sé, se è amore, non può escludere nessuno, ma abbraccia tutto e tiene unito tutto. Altrimenti, non è altro che un amor proprio mascherato”. Lo ha detto stamattina il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, celebrando una messa al santuario di Pompei.
Commentando il Vangelo di oggi, in cui viene chiesto a Gesù qual è il comandamento più grande, il porporato ha evidenziato: “È come se Dio stesso non accettasse un amore dato a Lui che poi non divenga amore dato all’altro, al fratello.
Se questo comandamento è secondo, non è perché è meno importante, ma perché in qualche modo deriva dal primo: l’amore per l’altro nasce da una relazione vera con Dio, da un ascolto sincero, da un corretto modo di vivere il culto, di osservare la Legge. Chi ama Dio non può arrivare ad amare il prossimo”. E dunque “l’unica legge è l’amore: l’amore non sta accanto alla legge, come qualcosa in più, capace di rendere la legge più leggera, meno dura e faticosa. No. Non ci sono altri precetti accanto a quello dell’amore, non vi è altro da osservare, se non questo”.
Per il cardinale, si tratta di “un brano del vangelo molto breve, ma direi decisivo. Per la vita cristiana in generale, per ciascuno di noi. Ma è anche una indicazione importante per il dramma che stiamo vivendo in Terra Santa. Non si può amare Dio e non amare il prossimo”. Eppure, “ciò che vediamo è che l’amore a Dio viene addirittura giustificato per rifiutare il prossimo, per giustificare anche l’odio nei confronti del prossimo”.
“Ho detto diverse volte che il dialogo interreligioso in Terra Santa (ma non solo) è in crisi – ha ricordato Pizzaballa -. Il motivo principale sta proprio in questo. Pur avendo in comune la fede in Dio, in questo momento di guerra e di grave crisi istituzionale, la decliniamo nella vita, nelle relazioni interpersonali e istituzionali in maniera non solo diversa, ma a volte anche opposta. La salvezza non verrà dalle armi, né dalla vittoria, ma solo dalla capacità e dal coraggio di riconoscere l’altro come dono della Provvidenza e come parte della propria responsabilità”.
Il porporato ha aggiunto: “La Chiesa di Terra Santa, d’ora in poi, tra le tante altre attività e missioni, avrà anche questa vocazione: di diventare punto di incontro nelle riflessioni spirituali e sociali, di provocare con la propria testimonianza ad uno stile diverso di presenza religiosa, capaci di proporre vie per costruire vie di accoglienza, di amicizia sincera e di perdono”.
E ha concluso: “Possa l’intercessione della Vergine Santissima, la Madonna del Rosario, continuare ad intercedere perché possa prevalere nel cuore degli uomini, soprattutto di chi ha la grande responsabilità di prendere le decisioni, il desiderio di bene per tutti, e perché tutti sappiano fare unità nell’amare Dio e il prossimo”.