“Le evacuazioni di massa a Gaza soffocano la sopravvivenza e limitano gravemente le operazioni di soccorso”: a dichiararlo è Muhannad Hadi, coordinatore umanitario per il Territorio palestinese occupato (Ocha) che, in una nota, denuncia che “i successivi ordini di evacuazione di massa emessi dalle forze israeliane durante le ostilità hanno costretto il 90% dei residenti di Gaza a spostarsi dall’ottobre 2023, spesso più volte, esponendoli a danni e privandoli degli elementi essenziali per sopravvivere. Solo ad agosto, le forze israeliane hanno emesso 12 ordini di evacuazione, in media una volta ogni due giorni, costringendo circa 250.000 persone a spostarsi ancora una volta”. Il 21 agosto, ricorda il coordinatore, “decine di migliaia di civili in quattro quartieri di Deir al Balah e Khan Younis hanno ricevuto l’ordine di andarsene. Anche il personale umanitario di diverse agenzie delle Nazioni Unite e Ong è stato colpito, insieme alle loro famiglie. Gli operatori umanitari svolgono un ruolo fondamentale nel supportare altri palestinesi sfollati”. Per Hadi “gli ordini di evacuazione, pensati per proteggere i civili, stanno costringendo le famiglie a fuggire di nuovo, spesso sotto il fuoco nemico e con i pochi beni che possono portare con sé, in un’area sempre più piccola, sovraffollata, inquinata, con servizi limitati e, come il resto di Gaza, non sicura. Le persone vengono private dell’accesso ai servizi essenziali per la loro sopravvivenza, tra cui strutture mediche, rifugi, pozzi d’acqua e forniture umanitarie”. L’approvvigionamento idrico a Deir al Balah, rende noto Hadi, “è diminuito di almeno il 70% a causa della chiusura delle pompe e degli impianti di desalinizzazione situati nelle zone di evacuazione. Una grave carenza di cloro per la disinfezione dell’acqua, con riserve che dovrebbero durare solo un altro mese, sta alimentando malattie, infezioni della pelle, epatite A e ora poliomielite. I civili sono esausti e terrorizzati, corrono da un luogo distrutto all’altro, senza una fine in vista. Questo non può continuare. Il diritto umanitario internazionale – conclude – richiede che le parti proteggano i civili e soddisfino i loro bisogni essenziali. La strada da seguire è tanto chiara quanto urgente: proteggere i civili, liberare gli ostaggi, facilitare l’accesso umanitario, concordare un cessate il fuoco”.