“L’attuale legge sulla cittadinanza, vecchia di trent’anni, non fotografa più il Paese che incontriamo ogni volta che entriamo in una aula scolastica. Sono anni che, assieme a tante organizzazioni civiche, chiediamo al Parlamento di rivedere questa legge per dare piena cittadinanza ai bambini e alle bambine che nascono o arrivano da piccoli nel nostro Paese”. Lo afferma Raffaela Milano, direttrice ricerca Save the Children. “In una stagione delicata come quella della crescita, la cittadinanza è fondamentale per rafforzare il senso di appartenenza alla comunità nella quale si cresce e spingere avanti le aspirazioni per il futuro. Questa riforma è una opportunità che il nostro Paese non può perdere e per questo Save the Children ha lanciato già un anno fa una petizione per la cittadinanza. Allo stesso tempo, c’è bisogno di assicurare un sostegno concreto e continuativo alle scuole per favorire i processi di inclusione, potenziando l’offerta scolastica ed extrascolastica sin dalla prima infanzia, in particolare dove si concentra la presenza dei minori con background migratorio”.
“Negli anni, la scuola è diventata lo spazio principale di incontro tra studenti con provenienze diverse e, seppure spesso con pochi mezzi, oggi rappresenta la principale palestra di cittadinanza. Secondo gli ultimi dati resi disponibili dall’Ufficio statistica del ministero dell’Istruzione, nelle scuole ci sono 914.860 con cittadinanza non italiana: sono l’11,2% della popolazione scolastica. Solo il 15,5% delle scuole italiane non registra la presenza di alunni di origine straniera”.
Gli studenti di origine straniera che popolano la scuola italiana sono per il 65,4% bambini, bambine e adolescenti nati in Italia. Più di duecento i Paesi di provenienza: in testa la Romania, seguita da Albania, Marocco, Cina, Ucraina. Il 44,4% degli studenti con cittadinanza non italiana è di origine europea.