Meeting di Rimini: Moretti (Mean), “non è più possibile delegare l’azione di pace a qualcun altro. Tocca a noi europei trovare una via”

(foto Sir)

“Pensiamo di poter fare la pace senza impegnarci. Molti chiedono agli ucraini di fare la pace come se fosse nelle loro disponibilità questa scelta. Probabilmente dobbiamo ancora renderci conto che viviamo in un momento in cui non è più possibile delegare l’azione di pace a qualcun altro. E probabilmente questa guerra ci sta dicendo che non tocca agli ucraini, tocca a noi, tocca a noi europei”. Lo ha detto ieri pomeriggio Angelo Moretti, portavoce del  Movimento europeo di azione nonviolenta (Mean), che al Meeting di Rimini, al panel dedicato alla pace in Ucraina, ha raccontato le missioni in Ucraina, animate da una rete di movimenti e associazioni per condividere con la società civile locale, percorsi concreti e possibili di riconciliazione. Dall’Azione cattolica al Masci, dall’Anci al Movimento dei Focolari in Ucraina. “Siamo andati 11 volte in Ucraina, uomini e donne comuni, esperti in conflitti internazionali. Pacifisti, ambientalisti, cattolici e laici. Ci siamo messi in cammino per fare la nostra piccola parte in questa storia. Per ascoltare i nostri fratelli e sorelle ucraini. Non qui al sicuro in Italia, ma lì in Ucraina, a Leopoli, a Kiev, a Brovary, a 30 km dal fronte, per dire a loro il nostro eccoci. Abbiamo condiviso la paura, i rifugi aerei, l’ansia, la mancanza di risposte adeguate alla violenza subita, la mancanza di di acqua, di luce, il freddo e il caldo eccessivo. E ci siamo resi conto che per quanto sembravamo inutili, eravamo attesi dagli ucraini”. Perché, come ha detto un sindaco, “c’è qualcuno che ancora pensa a noi”. In queste missioni, “abbiamo ascoltato tanto e abbiamo parlato con tutti”, ha raccontato Moretti, “con le organizzazioni della società civile in primis, con i leader religiosi, con i parlamentari, con i sindaci, con i giovani, con gli obiettori di coscienza. Abbiamo riflettuto su cosa avremmo potuto fare con i nostri interlocutori”. “Abbiamo convenuto che reagire alla violenza del dispotismo con più democrazia è un’arma fondamentale della vittoria finale, che mentre gli eserciti si contendono, cercando di prevalere o di non soccombere, noi possiamo già costruire l’Europa che verrà domani”. Le missioni del Mean continueranno. Perché – dice Moretti – “la pace è come quella perla per la quale vale la pena tuffarsi 1.000 volte in mare per trovarla. Non sai mai quando la troverai ma sai che la vittoria non arriverà senza i continui tentativi per cercarla e anche se non abbiamo ancora trovato la perla che cercavamo, in fondo in fondo, nessuno tuffo è stato inutile”.

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