Ginevra: Rete Pace e Disarmo, “commercio armi continua ad alimentare le guerre”. “A 10 anni dal Trattato Att, gli Stati lo applichino integralmente”

“Oggi i civili continuano a subire i tragici effetti della guerra in numerosi contesti. Porre fine alla fornitura di armi alle zone di conflitto è essenziale per proteggere i civili e sostenere il diritto internazionale”. È quanto ribadiscono i movimenti pacifisti italiani, uniti nella “Rete Pace Disarmo”, in una nota diffusa in occasione della decima Conferenza degli Stati parte del Trattato Att (Arms Trade Treaty) che regola il commercio e i trasferimenti internazionali di armi e che si è aperta ieri a Ginevra. Il Trattato sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty) – spiega Francesco Vignarca, coordinatore campagne di Rete Pace Disarmo – “è un risultato normativo significativo, per cui abbiamo lavorato molto anche in Italia. Ma dobbiamo anche evidenziare i fallimenti degli Stati parte, perché molte aspettative del Trattato rimangono insoddisfatte”. Per questo, il mondo “pacifista” chiede “il rispetto e l’attuazione degli obblighi previsti nel testo” così come “la sua concreta implementazione”. Approvato nel 2013 grazie all’enorme lavoro di informazione e pressione della società civile internazionale riunita nella campagna “Control arms” (di cui anche Rete Pace Disarmo fa parte), il Trattato è poi entrato in vigore la vigilia di Natale del 2014 a seguito della cinquantesima ratifica. “Si tratta – spiega la nota – di una pietra miliare” poiché prima di quel momento “non esisteva alcuna norma globale che regolasse i trasferimenti di sistemi d’arma convenzionali, lasciata invece completamente in balia delle decisioni specifiche di ogni singolo Stato, oltre che agli interessi del complesso militare-industriale-finanziario”. Il Trattato Att chiede invece agli Stati parti (attualmente 115) e ai firmatari (al momento 27, mentre 53 Paesi non hanno ancora aderito in alcun modo) di proibire i trasferimenti di armi convenzionali se sono a conoscenza del fatto che verrebbero utilizzate in attacchi diretti contro obiettivi civili o usate per commettere o facilitare altri crimini di guerra. Se esiste un rischio sostanziale di queste conseguenze negative, lo Stato parte non deve autorizzare l’esportazione. Così purtroppo non è stato. “Il primo decennio del Trattato sul commercio delle armi – sottolinea infatti Hine-Wai Loose, direttrice di Control Arms – è stato oscurato da persistenti e gravi violazioni delle sue disposizioni, in quanto gli Stati parte hanno troppo spesso dato priorità alle alleanze politiche e ai profitti rispetto alle vite umane”. La nota esprime una preoccupazione: “Il commercio internazionale di armamenti sta infatti riprendendo vigore, anche a causa dell’inasprirsi sia dei conflitti tra Stati che di situazione di violenza e tensione strutturali. Lo evidenziano sia i dati che le notizie provenienti da troppi teatri di conflitto”.
Rete Pace e Disarmo chiama in causa anche il nostro Paese ricordando che l’Italia ha ratificato il Trattato nel 2013 “con voto unanime del Parlamento”. Ma anche nel nostro Paese si registrano “attività che minano nel profondo i principi e le indicazioni dell’Att”, con tentativi di modifiche legislative che indeboliscono il controllo. “Come nel caso attuale del Governo italiano – ricorda Vignarca – che ha chiesto al Parlamento di discutere una modifica della legge 185/90 (che implementa a livello nazionale il Trattato, come esplicitamente dichiarato durante il processo di ratifica) che ridurrebbe drasticamente controllo e trasparenza sull’export di armi italiane. Una scelta errata contro cui si è schierata una vasta coalizione della società civile italiana che ha promosso la mobilitazione “Basta favori ai mercanti di armi”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori