Sono circa 6.700 le persone sbarcate sulle coste Italiane nel mese di luglio, facendo registrare un incremento del 38% rispetto al mese precedente (4.902). A gennaio, febbraio, marzo, aprile e maggio gli arrivi erano stati, rispettivamente, 2.258, 2.301, 6.857, 4.721, 4.976. Ne dà notizia oggi l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), aggiungendo che le persone arrivate sulle coste italiane a luglio sono partite da Libia, Tunisia, Turchia e Algeria. Anche a luglio, la Libia è stata il primo Paese di partenza per gli arrivi via mare in Italia, con più del 70% di tutti gli arrivi. Circa il 57% delle persone arrivate a giugno sono sbarcate a Lampedusa. Altri porti di sbarco includono Pozzallo, Carrara, Livorno, Crotone, Bari, Civitavecchia, Genova. Da inizio anno, le nazionalità di origine prevalenti sono state: Bangladesh (21%), Siria (15%), Tunisia (13%), Guinea (7%), Egitto (6%), Pakistan (4%), Mali (3%), Sudan (3%), Gambia (3%) ed Eritrea (3%).
Nel mese di luglio – prosegue l’Unhcr – sono state riportate 6 persone disperse in tre diversi incidenti, un dato sottostimato poiché basato solo sulle informazioni raccolte agli sbarchi in Italia. Un primo incidente, avvenuto in mare aperto, ha coinvolto un’imbarcazione di ferro con 47 persone a bordo, 3 delle quali – due uomini e un ragazzo – sono risultate disperse. Un secondo naufragio, avvenuto nei pressi della costa di Lampedusa, ha fatto registrare 2 uomini dispersi, caduti in mare a causa delle onde molto alte. Un terzo incidente ha riguardato il salvataggio di una barca d’acciaio partita da Sfax (Tunisia): dopo aver subito il guasto del motore, un uomo della Costa d’Avorio si sarebbe tuffato in mare ed è risultato disperso.
L’Unhcr, che è presente nei luoghi di sbarco dove continua a supportare con team dedicati le autorità italiane, in collaborazione con le agenzie nazionali ed europee e gli altri partner, “continua a sollecitare gli Stati a potenziare risorse e capacità per adempiere efficacemente alle proprie responsabilità. In particolare, rinnova il suo appello alla collaborazione per rafforzare i meccanismi di ricerca e soccorso in mare e per promuovere un più ampio accesso a percorsi sicuri e regolari nell’Unione europea per le persone in cerca di protezione internazionale”.