Migranti: mons. Oliva (Locri-Gerace), una bella “testimonianza di carità” dalle diocesi calabresi

“Nel rispetto delle nostre tradizioni prima che una salma venga tumulata la comunità eleva a Dio preghiere di suffragio. Lo facciamo anche per questi nostri fratelli immigrati morti nel naufragio avvenuto il 17 giugno scorso al largo delle coste ioniche, prima del rimpatrio di alcune salme. È un gesto di misericordia corporale per quanti sono sono morti in uno dei tanti viaggi della speranza. Sono migranti in fuga per guerre e calamità naturali dai loro paesi, naufragati nelle fredde acque del nostro mare. Sono per noi fratelli e sorelle”. Lo ha detto ieri sera il vescovo di Locri-Gerace, mons. Francesco Oliva, nel corso di una celebrazione eucaristica, a Roccella Ionica,  in occasione anche del rimpatrio di 13 salme del naufragio avvenuto sulle coste calabre lo scorso 17 giugno. Si tratta di  8 curdi iracheni e di 5 curdi iraniani. “Non importa se il loro credo religioso sia diverso dal nostro. Dio è padre di tutti e ci ha resi membri della famiglia umana”, ha detto il presule: Dio “ci ha conferito una dignità che non ci può essere mai tolta nè per il colore della pelle o per le condizioni sociali ed economiche o di appartenenza nazionale. Agli occhi di Dio siamo tutti uguali ed abbiamo la stessa dignità. Di molti di questi migranti annegati non conosceremo mai il nome nè il volto. Per la nostra fede cristiana sappiamo che i loro nomi sono scritti nel cuore di Dio. Ma ad essi non sono stati riconosciuti i diritti che a tutti vengono riconosciuti. Per molti restano migranti di serie B, come lo è stato il loro naufragio di cui poco s’è detto e scritto. Un naufragio di serie B, che ha visto interessati pochi politici!”. La domanda centrale del presule calabrese è se si è fatto tutto il possibile per “evitare questa sciagura? È possibile che la sensibilità dell’uomo moderno resti indifferente di fronte alla situazione disperata di quanti affrontano questi viaggi senza un minimo di sicurezza in barconi fatiscenti?”. Tra i fattori principali alla base delle migrazioni – ha sottolineato mons. Oliva – ci sono le guerre ed i conflitti che interessano molte aree geografiche, spesso “depauperate da ingiustizie che vanno avanti da troppo tempo. Per questo preghiamo per la pace, per il ristabilimento delle pacifiche relazioni tra i popoli. La vita buona e dignitosa di ogni uomo va rimessa al primo posto e al disopra di ogni altro interesse. Sogniamo un mondo più umano, più interessato all’uomo e meno agli interessi finanziari ed economici!”. Monsl Oliva ha voluto questa celebrazione proprio alla marina di Rocella Jonica perchè è proprio qui il luogo di approdo di tanti migranti: “il suo porto rappresenta per tanti la speranza di una vita nuova. E questa comunità impegnata nell’accoglienza”. Il presuole ha quindi ringraziato quanti sono impegnati quotidianamente nel soccorso in mare: il comune di Roccella, la Guardia Costiera e la capitaneria di Porto, le forze dell’ordine, Carabinieri e Polizia di Stato, la Guardia di finanza, i volontari della Croce rossa e della Protezione civile: “dimentico sempre qualcuno perchè l’accoglienza ed il soccorso impegnano veramente tanti e tante, che, lavorando gomito a gomito, spesso in forma privata, formano una meravigliosa rete di solidarietà. In questa rete molto sta facendo la Caritas diocesana con i suoi volontari, collaborando strettamente con le Istituzioni, spesso in un lavoro di raccordo e di concretezza operativa” e poi all’accoglienza dei parenti dei migranti venuti da altre nazioni per riconoscimento delle salme o al reperimento di fondi per il loro rimpatrio. In questo c’è stata “la disponibilità e partecipazione di tutte le diocesi della Calabria che hanno reso una bella testimonianza di carità”.

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