“Dal 1945 al 1953, in qualità di presidente del Consiglio e ministro degli Esteri italiano, Alcide De Gasperi segnò la strada dei destini del Paese negli anni del dopoguerra”. Così il sito della Commissione europea presenta la figura dello statista italiano scomparso 70 anni or sono. “Nacque nella regione del Trentino-Alto Adige che fino al 1918 appartenne all’Austria. Insieme ad altri eccezionali statisti del suo tempo, si batté attivamente per l’unità europea. Le sue esperienze del fascismo e della guerra – fu incarcerato tra il 1927 e il 1929 prima di trovare asilo in Vaticano – lo portarono alla convinzione che solo l’unione dell’Europa avrebbe potuto impedirne il ripetersi”.
“Promosse più volte iniziative volte all’unità dell’Europa occidentale, lavorando alla realizzazione del Piano Marshall e creando stretti legami economici con altri Paesi europei, in particolare con la Francia”. Inoltre De Gasperi “sostenne il Piano Schuman per la fondazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio e contribuì a sviluppare l’idea della politica di difesa comune europea”. Le proposte della Ced (Comunità europea di difesa) e della Cep (Comunità politica europea), che avrebbe dovuto affiancare la Ced rafforzando il processo di integrazione continentale, non riuscirono però a decollare.
“La mia spina è la Ced”, scrisse De Gasperi pochi giorni prima di morire al segretario della Dc Amintore Fanfani. Lo statista, già malato e confinato nella sua casa in Valsugana, temeva infatti le resistenze francesi, ma anche italiane, al progetto comune di difesa, forse pensato in anticipo sui tempi. “Tu puoi immaginare la mia pena – scriveva ancora a Fanfani –, aggravata dal fatto che non ho la forza né la possibilità di levare la voce, almeno per allontanare dal nostro Paese la corresponsabilità di una simile iattura”. De Gasperi avrebbe voluto partecipare alla Conferenza di Bruxelles sulla Ced. La figlia Romana ricorderà in seguito: “Vidi le lacrime che scendevano senza vergogna sul volto ormai vecchio di mio padre, mentre gridava al telefono al presidente del Consiglio: ‘Meglio morire che non fare la Ced’”. Aggiungendo: “Se l’unione europea non la si fa oggi, la si dovrà fare inevitabilmente fra qualche lustro; ma cosa passerà tra oggi e quel giorno Dio solo lo sa”.