Germania: ad Auschwitz si chiude il 15° seminario europeo. Mons. Schick (pres. Fondazione Kolbe), “riconciliazione e liberazione devono essere mantenute vive nelle coscienze”

Si conclude oggi a Oświęcim/Auschwitz il 15° seminario europeo sulla gestione del passato violento di Auschwitz, che la Fondazione Maximilian Kolbe organizza ogni anno. Più di 30 persone provenienti da Polonia, Germania, Estonia, Lettonia, Lituania, Ucraina, Repubblica Ceca, Moldavia, Bulgaria e Bosnia hanno preso parte al workshop dall’11 al 16 agosto all’insegna del motto “Imparare insieme da Auschwitz – modellare le relazioni in modo costruttivo”. Hanno partecipato Erzegovina, Albania, Italia, Irlanda, Camerun e Indonesia. Oltre agli eventi della Seconda guerra mondiale ci sono state anche esperienze di violenza odierne, ad esempio in Ucraina o nel Medio Oriente, nonché gli effetti delle guerre nell’ex Jugoslavia. L’arcivescovo emerito di Bamberga, mons. Ludwig Schick, presidente del consiglio della Fondazione, ha sottolineato che le diverse esperienze dei processi di riconciliazione in Europa contengono lezioni importanti anche nella situazione attuale. La solidarietà pratica con le vittime e la veridicità su quanto accaduto sono basi indispensabili per alimentare la speranza di riconciliazione a lungo termine. Nella sua conferenza di quest’anno, Schick si è concentrato su sul tema “riconciliazione e liberazione”: “Poiché le ferite, la violenza e le guerre si ripeteranno ancora e ancora, la riconciliazione e la liberazione rimangono una questione permanente. La riconciliazione per la liberazione, per poter lavorare liberamente per un mondo migliore e un buon futuro per tutti, deve essere sempre nuovamente discussa. Questo vale per i sopravvissuti ai campi di concentramento così come per tutte le persone e per l’intera durata di questo mondo. La riconciliazione e la liberazione per la libertà di lavorare per un buon futuro devono essere mantenute vive nella coscienza delle persone e dell’umanità”, ha affermato l’arcivescovo emerito. Il responsabile del laboratorio di studi, Jörg Lüer, ha chiarito che la volontà dei partecipanti di impegnarsi in un dialogo serio nonostante la propria vulnerabilità è stata di grande valore. Contro la tendenza a ritirarsi e contro la tentazione di evitare gli incontri reali per paura o nascondersi dietro formule generali, la Fondazione Maximilian Kolbe punta su una cultura della risoluzione dei conflitti multiprospettiva e rispettosa. La perseveranza, la pazienza attiva e il tatto sono fondamentali. La memoria delle vittime di Auschwitz rimarrebbe vuota se non fosse accompagnata oggi da una concreta assunzione di responsabilità, ha detto Lüer.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori