Diocesi: Ravenna-Cervia, nei giorni scorsi l’arcivescovo Ghizzoni ha incontrato il Premio Nobel per la pace 2018 Denis Mukwege

Far conoscere il dramma che sta vivendo la Repubblica Democratica del Congo e cercare alleati per azioni di pace. Per questo il Premio Nobel per la pace 2018 Denis Mukwege è in Italia e, nei giorni scorsi, ha incontrato, in curia, assieme a Dino Angelaccio e Odette Mbuyi (del Comitato di valutazione dei progetti 8×1000 per lo sviluppo dei popoli) l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, mons. Lorenzo Ghizzoni, l’economo, Andrea Romagnoli, e ad altri collaboratori.
Un dialogo aperto, si legge sul settimanale diocesano di Ravenna-Cervia “Risveglio Duemila”, su quel che sta avvenendo in Congo e che non passa nei grandi network mediatici nazionale e internazionali. Proprio da questo nasce la missione del medico congolese in Italia: incontrare, sensibilizzare, fare conoscere e cercare alleati per la pace.
Il ginecologo che nel suo ospedale, il Panzi Hospital, cura le donne che hanno subito violenze nella guerra che da oltre 20 anni insanguina il Paese, nell’incontro con l’arcivescovo Ghizzoni ha raccontato il dramma della Repubblica democratica del Congo e del Sud Kivu. Il Paese è ricco di risorse naturali : diamanti, oro, coltan, cobalto, rame, manganese. “Tutto è iniziato alla fine degli anni ’90 con lo sviluppo e il proliferare degli smartphone – ha spiegato il premio Nobel -. La ricchezza del nostro Paese, con la quantità di materie prime indispensabili all’industria tecnologica di telefoni e dispositivi è stata la nostra dannazione”. Il Congo ha iniziato ad essere depredato da bande armate che, di fatto, sono controllate dai Paesi vicini, in primo luogo il Ruanda, e sono iniziate le violenze. “Siamo il primo esportatore di cobalto – spiega Mukwege -, una degli elementi fondamentali per la transizione energetica. Per questo diciamo che da noi la transizione non è verde ma rosso sangue”. La situazione è addirittura peggiorata da quando le organizzazioni umanitarie e altri organismi internazionali hanno deciso di lasciare il Paese. “Un vescovo è stato ucciso in piazza a colpi do arma da fuoco – racconta il premio Nobel -, altri sono stati decapitati e hanno subito l’amputazione degli arti. Infinite le violenze verso le donne”. Sono loro le prime vittime, come osserva ogni giorno il medico nel suo ospedale di Bakavu: “Colpiscono loro perché sono il fondamento della società. Le violenze e gli stupri spesso avvengono davanti ai figli, ai mariti e alla comunità. E questo genera una spirale di violenza inenarrabile”.
Lo Stato non riesce a garantire la giustizia. Secondo il premio Nobel la Chiesa, invece, potrebbe avere un nuovo nel costruire un percorso di pace: “Il 90% della popolazione è cristiano, la Chiesa ha una voce importante”. Proprio per questo Mukwege è venuto in Italia.
L’arcivescovo Ghizzoni ha ascoltato e condiviso molte delle considerazioni del premio Nobel offrendo sostegno nell’opera di divulgazione di quel che sta succedendo in Congo e un sostegno al Panzi Hospital di Bakavu.

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