Il prossimo 5 agosto, salperà dal porto di Badalona (Spagna) il veliero Astral di Open Arms, dando avvio alla 111esima missione della Ong nel Mediterraneo Centrale. A pochi giorni da questa nuova partenza per la ricerca e soccorso in mare, Open Arms chiede al governo italiano maggiore trasparenza, responsabilità e rispetto dei diritti umani in particolare in seguito al recente rifinanziamento dell’operazione “Mediterraneo sicuro” del Ministero della Difesa. L’operazione del Ministro della Difesa si basa sulla “Strategia di sicurezza e difesa per il Mediterraneo” emanata a maggio 2022, e impiega 6 mezzi navali, 8 mezzi aerei e fino a 822 unità di personale per sorvegliare i confini con lo scopo di proteggere piattaforme Eni, unità navali in operazioni Sar e il traffico mercantile nazionale, oltre a contrastare il terrorismo e i traffici illeciti. “Tuttavia, tra le altre azioni, – segnala Valentina Brinis, advocacy officer di Open Arms – Mediterraneo sicuro include attività di collegamento e consulenza a favore della Marina Libica nonostante un recente rapporto di Human rights watch confermi che in Libia migranti e richiedenti asilo subiscono trattamenti disumani come torture, lavoro forzato, aggressioni sessuali, detenzioni arbitrarie e indefinite controllate dalle milizie. È necessario tenere presente il costo, in termini di vite umane e di diritti fondamentali, di queste politiche di esternalizzazione delle frontiere, che sono volte a intendere la cooperazione con Stati frontalieri come Tunisia e Libia esclusivamente in termini di difesa dei confini nazionali”. L’Ong segnala inoltre che la scelta del governo italiano di bloccare i flussi migratori è stata compiuta “a fronte di compensi e supporti molto alti: ammonta a circa 60 milioni di euro la cifra che la Guardia costiera libica ha ricevuto, dal 2017, dall’Unione europea e dall’Italia con lo scopo di bloccare i flussi migratori verso l’Europa”.
Open Arms chiede al Parlamento europeo, che a settembre voterà il suo bilancio, “di stanziare un fondo dedicato alle attività di Sar ricerca e soccorso nell’area del Mediterraneo Centrale. Il lavoro degli operatori umanitari deve essere considerato come un fondamentale aiuto da parte degli Stati e supportato alla Comunità europea”.