“La lotta contro la devastante speculazione energetica, che ormai interessa tutti i territori sardi, può diventare l’occasione per costruire con lo Stato un nuovo rapporto paritario fondato nel rispetto di quanto previsto dallo Statuto del 1948. Consiglio e Giunta regionali devono raccogliere la voce preoccupata di cittadini e sindaci che da ogni angolo dell’isola si leva a difesa del patrimonio identitario della Sardegna, seriamente minacciato da una invasione affaristica. Un processo speculativo che, se non presidiato e ridimensionato, porterà a una nuova colonizzazione dell’Isola questa volta nel nome del ‘dio Gigawatt’”. È l’appello lanciato oggi dal Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic) delle diocesi di Cagliari, Oristano e Nuoro, secondo cui “la ‘ribellione’ pacifica e corale dei territori, senza differenze partitiche, indica alle massime istituzioni regionali il percorso politico in grado di incidere sulle decisioni del Governo nazionale.” “Il segnale di un popolo unito – territori, Comuni, istituzioni regionali, parlamentari sardi, parlamentari europei rappresentanti della circoscrizione Sicilia-Sardegna, Università, forze economiche e sociali, terzo settore – è l’unica convincente dimostrazione di forza che la Sardegna può dare alle centrali del potere”, osservano dal Meic, chiedendo che si sia “uniti nel confronto/negoziazione con il Governo nazionale e l’Unione europea. Tutti uniti perché le divisioni partitiche di fronte al bene comune dei sardi sono incomprensibili e ingiustificabili”.
Richiamando i principi della Dottrina sociale cristiana, il Meic ricorda che “i beni della terra sono stati creati da Dio per essere sapientemente usati da tutti, equamente condivisi. Si tratta perciò di impedire l’ingiustizia di un accaparramento delle risorse e avviare processi di positivo governo delle energie rinnovabili. Quindi di valutare accuratamente la riconosciuta utilità delle energie rinnovabili, ma anche la necessità di ridurre al minimo ogni effetto collaterale negativo per il territorio”. “Noi – prosegue l’appello – ribadiamo la giustezza dell’uscita dalla dipendenza della creazione di energia dalle fonti fossili. Siamo da sempre sostenitori convinti dell’Agenda 2030 dell’Onu che si armonizza in toto con l’Enciclica Laudato si’. Siamo attenti sostenitori della declinazione dei rispettivi obbiettivi nelle dimensioni europee, italiane e sarde. E nella loro pratica attuazione vogliamo che prevalgano gli interessi delle popolazioni, perché l’economia sia per la vita e non per l’aumento delle ‘inequità’ e delle povertà. Siamo convinti che la partecipazione dei cittadini nelle forme previste dalla democrazia costituzionale ne sia il più importante strumento”.
Il documento si chiude con la raccomandazione “di grande attualità” che Paolo VI scrisse nell’enciclica “Populorum Progressio”: “Noi abbiamo degli obblighi verso tutti, e non possiamo disinteressarci di coloro che verranno dopo di noi a ingrandire la cerchia della famiglia umana. La solidarietà universale, che è un fatto e per noi un beneficio, è altresì un dovere”. “Si tratta di una responsabilità che le generazioni presenti hanno nei confronti di quelle future, una virtuosa responsabilità politica – ammoniscono dal Meic – che oggi appartiene in primis al Consiglio e alla Giunta regionali della Sardegna”.