Ecumenismo: Tomassone (valdese), “la questione della giustizia climatica è una preoccupazione costante delle Chiese protestanti”

Il cammino delle Chiese protestanti raccoglie diversi paradigmi e non un solo modo di pensare il rapporto tra gli esseri umani, il divino e l’ambiente e il cosmo. È quanto ha sottolineato la pastora valdese Letizia Tomassone, docente di studi femministi e di genere alla Facoltà valdese di teologia di Roma, nella tavola rotonda “Chiese in dialogo per la salvaguardia del creato”, durante la sessione di formazione del Sae-Segretariato attività ecumeniche, in corso al Monastero di Camaldoli.
“Sono più di sessant’anni che il mondo protestante si confronta con le scienze, penso al teologo Lukas Vischer che organizzava incontri tra teologi e scienziati per dare conto che l’umanità è parte dell’ecosistema, vive e deve vivere in una relazione continua con l’ecosistema, e tutto ciò che lo distrugge, distrugge l’umanità”.
L’ascolto delle voci delle piccole Chiese delle isole del Pacifico – che sono a rischio a causa dell’innalzamento dei mari e che nelle loro liturgie sottolineano la catastrofe incombente – o delle popolazioni che negli Stati Uniti lottano contro il razzismo ambientale – per cui le discariche di rifiuti tossici vengono costruite nei quartieri dove vivono le minoranze – per la teologa è stata una benedizione che ha suscitato nelle Chiese un atteggiamento di pentimento e ha invitato alla conversione del cuore. La questione della giustizia climatica, e della giustizia in generale, è una preoccupazione costante delle Chiese protestanti. Ha continuato Tomassone: “Il dialogo stretto con gli scienziati e con chi elabora dei paradigmi etici per le tecnologie significa entrare in una relazione che da un lato ascolta le voci di chi è schiacciato e dall’altro è attenta alle possibilità di trasformazione del nostro mondo attraverso le tecnologie e le scienze”.
Nel documento “Ogni parte della creazione conta”, prodotto da una Commissione del Consiglio ecumenico delle Chiese, citato dalla teologa, emergono le visioni ortodosse e protestanti. Entrambe le confessioni ritengono che la salvezza umana e della natura vanno insieme. L’interconnessione è presentata come uno dei paradigmi delle teologie eco-femministe, ma mai come una interconnessione in cui i soggetti sono passivi. Gli esseri umani, che sono collocati in una posizione seconda, cioè derivata, sono definiti “co-creatori creati”, termine che ripristina il triangolo umanità-terra-presenza divina.
Tomassone ha proposto tre paradigmi teologici che si sono sviluppati: l’“Incarnazione profonda” del teologo luterano danese Neils Henrik Gregersen che vede l’incarnazione di Cristo come entrare e assumere l’intera gamma dell’esistenza materiale e biologica; la “coscienza ombelicale”, sviluppata da un teologo dell’Oceania, che enfatizza la coscienza ombelicale come coscienza di connessione, disconnessione e riconnessione, ma questa riconnessione spesso manca nella cultura occidentale dove predominano le dinamiche della separazione; infine, la riflessione del teologo biblista Richard Bauckham: la nostra speranza non può mai risiedere nel progresso umano, nella tecnologia, ma riposa nell’azione di Dio sul rinnovamento del mondo. È una speranza profondamente sovversiva perché ci fa riscoprire il fatto che noi lavoriamo sempre nella dimensione del penultimo, ma c’è una dimensione ultima che sta oltre il nostro agire e che ci mette in una posizione di umiltà.

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