Prosegue la 60ª sessione di formazione ecumenica del Sae al Monastero di Camaldoli. Convergenze e specificità sono emerse nella tavola rotonda a tre voci “Chiese in dialogo per la salvaguardia del Creato” con Vladimir Laiba, proto presbitero della Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia e membro del Gruppo teologico del Sae; la pastora valdese Letizia Tomassone, docente di studi femministi e di genere alla Facoltà valdese di teologia di Roma, e mons. Domenico Pompili, vescovo di Verona e presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali della Cei.
Comune è la convinzione che la crisi ecologica non sia solo una crisi materiale, ma una crisi morale e spirituale causata dalla perdita della connessione tra l’essere umano, il Creatore e il creato. Si vive come individui e non come persone in relazione e si mettono in atto meccanismi predatori nei confronti dei propri simili e della natura. “L’uomo di oggi sottomette a sé in modo sconsiderato e brutale la creazione di Dio e se ne dichiara il proprietario. A Dio e alla creazione viene negato ogni diritto”, ha affermato Vladimir Laiba, che ha poi citato il teologo evangelico Jürgen Moltmann. Il teologo “credeva che fosse necessario definire, oltre ai diritti umani, i diritti dell’umanità, i diritti della natura, i diritti del Creatore. Se ciò non avviene, c’è il pericolo che l’ampliamento quasi quotidiano del catalogo dei diritti umani minacci seriamente il pianeta Terra e, quindi, i diritti umani stessi”.
Nella liturgia il presbitero ortodosso ha rintracciato un’esperienza di comunione con la Trinità e con il Creato i cui frutti vengono presentati al Creatore come lode, ringraziamento ed espressione d’amore. “Una nuova civiltà dovrebbe basarsi su questa esperienza liturgica di relazioni con il mondo e le altre persone. L’esperienza liturgica dovrebbe permeare tutta la nostra vita quotidiana, nella cultura, nella scienza, nell’arte, in tutto, così che il mondo intero diventi una Liturgia cosmica, per usare le parole di San Massimo il Confessore”. Secondo la tradizione ortodossa “l’uso del mondo e l’uso dei beni materiali devono essere effettuati nel modo eucaristico, cioè dossologico. L’amore per i beni materiali non deve paralizzare ogni amore per la verità, per la giustizia, per il bene, per gli altri, per Dio”.
Per Laiba la teologia ha una grande responsabilità rispetto alla soluzione della crisi ecologica: “La teologia può raggiungere questo obiettivo offrendo un importante contributo alla soluzione del problema solo se diventa teologia eucaristica, che scaturirà dall’esperienza eucaristica, dal dialogo e dalla cooperazione con le altre scienze e soprattutto dal dialogo interreligioso e intercristiano”.