“Favorire una rinnovata visione del ministero ordinato, passando da un modo piramidale di esercitare l’autorità a un modo sinodale”. È una delle proposte dell’Instrumentum laboris della seconda sessione del Sinodo dei vescovi, in cui si auspica “una riallocazione dei compiti il cui svolgimento non richiede il sacramento dell’Ordine”, partendo dalla consapevolezza che “una più articolata ripartizione delle responsabilità potrà indubbiamente favorire anche processi decisionali improntati a uno stile più chiaramente sinodale”. Dal processo sinodale, si fa notare nel testo, “sono emersi dati contrastanti riguardo all’esercizio del ministero ordinato all’interno del popolo di Dio”: “Da un lato è sottolineata la gioia, l’impegno e la dedizione dei vescovi, dei presbiteri e dei diaconi nello svolgere il proprio servizio; dall’altro essi hanno manifestato una certa fatica, legata soprattutto a un senso di isolamento, di solitudine, di essere tagliati fuori da relazioni sane e sostenibili, e di essere sopraffatti dalla richiesta di fornire risposte a ogni necessità. Può essere uno degli effetti tossici del clericalismo”. Di qui la necessità di una “conversione” verso “un nuovo modo di pensare e organizzare l’azione pastorale, che tenga conto della partecipazione di tutti i battezzati, uomini e donne, alla missione della Chiesa, puntando in particolare a far emergere, riconoscere e animare i diversi carismi e ministeri battesimali”.