Obbligo vaccinale: Società italiana igiene, “abolizione rischierebbe di vanificare sforzi degli ultimi anni e di favorire comparsa nuovi episodi epidemici”

La Società italiana d’igiene (Siti) – in merito all’abolizione delle vaccinazioni obbligatorie per morbillo, rosolia, parotite e varicella – ha espresso parere contrario. Questa ipotesi “non ha alcun razionale scientifico e comporterebbe il rischio sia di vanificare gli sforzi fatti negli ultimi anni che di favorire la comparsa di nuovi episodi epidemici di malattie che non possono assolutamente essere considerate né sconfitte né banali”, avverte Giovanni Gabutti, coordinatore del Gruppo di lavoro “Vaccini e politiche vaccinali” della società scientifica. Il nostro Paese, inoltre, “è sempre stato all’avanguardia e l’introduzione dell’obbligo ha permesso di ottenere, in tempi relativamente rapidi, un significativo incremento delle coperture”.
Le vaccinazioni, si legge in una nota, “sono uno strumento di prevenzione primaria di straordinaria importanza e vengono utilizzate con l’obiettivo di conferire uno stato di protezione ai soggetti che per età, condizioni epidemiologiche, di salute, occupazionali o comportamentali, sono esposti al rischio di contrarre malattie infettive prevenibili mediante immunizzazione nonché quello di ottenere il controllo o l’eliminazione, quando possibile l’eradicazione, di patologie infettive che correlano con quadri clinici severi, complicazioni o per le quali non esiste terapia”. “I recenti dati epidemiologici relativi al morbillo – afferma ancora Gabutti –  dimostrano chiaramente che non si può abbassare la guardia e che, anzi, occorre un ulteriore sforzo per incrementare le coperture vaccinali”. Spesso si dimentica che “l’assenza o lo scarso impatto di molte malattie prevenibili con vaccino è strettamente legato al raggiungimento e al mantenimento di elevate coperture vaccinali, che pertanto sono fondamentali”.
“Ha del ridicolo anche solo immaginare che genitori convinti della efficacia delle vaccinazioni non vaccinino il proprio figlio solo perché obbligati a farlo” e “ne mettano a rischio la vita – conclude Roberta Siliquini, presidente Siti -. Piuttosto che togliere l’obbligo è necessario rafforzare i Dipartimenti di prevenzione, ad oggi sottofinanziati, affinchè abbiano le risorse necessarie per meglio comunicare con le famiglie garantendo una capillare e corretta informazione”.

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