Papa a Trieste: volti e voci dopo la messa. “Fede inquieta? Sì, perché possa crescere”. Marco: “Torno a casa felice”

(Foto SIR)

(Trieste) Una fede concreta, che va incontro ai fratelli. Non a caso “Papa Francesco ha indicato il male dell’egoismo, dell’indifferenza sociale. Serve invece un impegno concreto” di chi crede, “per il bene di tutti”. Maria e Santi sono spagnoli, vengono da una cittadina “vicina a Siviglia”, sono in Italia per l’Erasmus. E per l’occasione della messa con Papa Francesco a Trieste è arrivata anche la madre di Santi. Il quale ha apprezzato la liturgia e la musica che ha accompagnato la messa.

Attorno a loro un gruppo di croati con tanto di bandiera, un ragazzino con un cartello che parla di pace, alcuni seminaristi di origine africana. Tantissimi i selfie. Passa una lettiga con una donna svenuta (il caldo è intenso).
Non lontano da loro ci sono gli sposi Chiara e Giuseppe con il piccolo Nicholas, cappellino di Topolino in testa. “Mi piace la semplicità – dice Chiara – con cui si esprime il Papa. Lo ha fatto anche oggi durante la predica”. Il Papa ha parlato di fede inquieta, obiettiamo. “Certo, una fede inquieta perché possa crescere”, osserva.
Al momento della comunione arrivano sacerdoti e ministri straordinari dell’Eucarestia che si posizionano in svariati punti della piazza, segnalati da ombrellini bianchi o grigi retti da volontari. Un uomo di mezza età osserva la scena. Si chiama Marco. Dice: “C’è ancora tanta fede, a volte nascosta, ma profonda. A casa abbiamo una persona disabile (non dice altro in proposito – ndr); la vita può essere complicata… Per noi la fede è essenziale, di grande aiuto. Ci dà forza e un senso a ogni giornata. Oggi torno a casa felice”.

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