Da oggi al 7 luglio il santuario diocesano di San Costantino a Sedilo (diocesi di Alghero-Bosa) ospita i festeggiamenti in onore del santo imperatore, omaggiato con la tradizionale Ardia.
Il culto di San Costantino nel paese dell’oristanese fu trasmesso dai Bizantini nel VII secolo d.C., innestandosi sulle tradizioni nuragiche già presenti e nell’animo dei sedilesi. “La caratteristica principale della festa è rappresentata dall’Ardia, una corsa a cavallo intorno al Santuario, che rievoca la vittoriosa battaglia romana di San Costantino contro Massenzio al Ponte Milvio nel 312 d.C., che portò poi all’Editto di Milano nel 313 d.C. – spiega la diocesi -. Sei anni fa il mondo cristiano ha celebrato il 17° centenario costantiniano, ricordando sia l’episodio della vittoria, sia la precedente visione della Croce. Di quest’ultima parlano gli scritti di Lattanzio ed Eusebio di Cesarea: il primo afferma che nel sonno Costantino fu esortato a contrassegnare gli scudi dei suoi soldati col segno della croce visto in cielo, Eusebio racconta invece di un pomeriggio, alla vigilia della battaglia del Ponte Milvio, durante il quale il futuro Imperatore vide nel cielo una croce di luce con intorno la scritta In hoc signo vinces (trad. Con questo segno vincerai). La notte seguente, sempre in sogno, Cristo gli ordinò di unire quel segno alle insegne del suo esercito”.
Sedilo, tra il 6 e il 7 luglio di ogni anno, rivive questo momento con entusiasmo e devozione verso il Santo Imperatore, venerato “po essere de sa santa rughe pubblicadore e aumentu, de santa gloria istrumentu” (“per esser stato divulgatore della Croce e strumento di tanta gloria”). Lo scenario della festa è l’altopiano di Monte Isei dove sorge l’attuale santuario, luogo che fu teatro del primo insediamento cristiano riconducibile al VII secolo d.C. con l’edificazione della prima chiesa ad opera dei monaci bizantini, con dei piccoli monasteri attigui. Gli studi descrivono un progressivo abbandono della struttura di culto in seguito all’invasione dei vandali in Sardegna ed una successiva ricostruzione nel XVI secolo ad opera di un benefattore di Scano di Montiferro che, rapito dai Mori, ottenne la libertà con l’intervento salvifico di San Costantino, al quale promise la costruzione di una chiesa a lui dedicata.