Settimana sociale: Nicoletti (Un. Trento), sei sfide alla democrazia. Ambientale, migratoria, economica, internazionale, tecnologica, istituzionale

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

(Trieste) Michele Nicoletti nella sua relazione alla Settimana sociale ha richiamato alcune sfide che gravano sulla democrazia, benché “esse non toccano solo la democrazia, ma la politica stessa e l’umanità intera, ma certo scuotono e con forza anche la democrazia”. “Esiste anzitutto una sfida ambientale. Hanno un bel dire i negazionisti che i cambiamenti climatici che sperimentiamo rientrano nei normali andamenti ciclici. […] È proprio sul terreno del pensiero democratico che si manifesta la maggiore vivacità di costruzioni teoriche e di pratiche politiche per rispondere alla sfida ambientale”. La seconda sfida “è quella migratoria. La sua portata non accennerà a diminuire. È sufficiente consultare i siti dei maggiori osservatorii internazionali sugli sviluppi dei flussi demografici e migratori, incrociati con i dati ambientali sopra citati, per capire quanto radicale sia la rivoluzione in corso nell’equilibrio mondiale con una progressiva e, pare, inarrestabile perdita di potere economico e politico e forse culturale da parte dei Paesi europei e occidentali. L’impatto della questione migratoria sulla vita politica e lo sviluppo delle democrazie è sotto gli occhi di tutti. Non vi è competizione elettorale che non sia profondamente influenzata da tale questione. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a dinamiche profonde di natura non solo sociale e politica ma anche antropologica”.
La terza sfida delineata da Nicoletti è di natura economica. “Il destino delle democrazie è concettualmente e storicamente legato alla loro capacità di consentire un effettivo accesso a uguali opportunità di benessere e a una ragionevole equità nella distribuzione delle risorse”. “È appena il caso di dire che oggi, in particolare nel nostro Paese, non solo il sistema non è in grado di mantenere livelli adeguati di produttività, ma anche la volontà politica appare ben lontana da quell’idea di attuazione della Costituzione repubblicana che animava la spinta riformatrice del secondo dopoguerra. Un esempio fra tutti il tema fiscale. Alla fine degli anni Sessanta la Riforma fiscale ipotizzava aliquote fiscali altissime per i redditi più elevati al fine di mantenere le grandi costruzioni democratiche della scuola e della sanità pubblica. Oggi l’idea costituzionale stessa della progressività fiscale è considerata da alcuni inaccettabile”.
Una quarta sfida riguarda la tensione internazionale “oggi tragicamente sfociata nella guerra. Rispetto a qualche anno fa ci troviamo non solo di fronte a conflitti sanguinosi vicino a noi, ma anche a una riabilitazione del ricorso all’uso della violenza per la risoluzione dei conflitti. Si tratta di una sfida immensa per la democrazia”. Così occorre “riconoscere che l’irruzione della guerra sulla scena internazionale costringe anche le democrazie a ripensare la questione fondamentale e cruciale della difesa che storicamente si intreccia in modo inestricabile con la questione della partecipazione dei cittadini alla vita della comunità”. Una quinta sfida “è quella rappresentata dall’innovazione tecnologica nel campo dei mezzi di comunicazione e di elaborazione delle informazioni. La democrazia è – più di ogni altro – un ordinamento politico basato sulla conoscenza diffusa – la lotta contro l’analfabetismo politico, il conoscere per deliberare – e sulla comunicazione di informazioni e opinioni. Lo squilibrio nel possesso e nella gestione delle informazioni porta con sé enormi squilibri di potere”. L’ultima sfida segnalata dal relatore “è una sfida interna alla democrazia e riguarda l’usura dei suoi meccanismi interni di funzionamento istituzionale – il sistema rappresentativo dei partiti –, la riproduzione delle sue fonti di legittimazione e quindi di produzione della ‘fiducia’ nella democrazia, la custodia di una cultura e di un’etica della democrazia”.

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