La gente in piazza (con un bilancio di almeno due morti e 46 arresti), il pressing delle organizzazioni internazionali e dei Governi del Continente, compresi quelli di sinistra, la rabbia dell’opposizione, la quale sostiene di “avere in mano” oltre il 70% dei verbali delle sezioni elettorali dai quali risulterebbe che Nicolás Maduro è stato più che “doppiato” da Edmundo González Urrutia (per la precisione, quest’ultimo avrebbe ricevuto oltre 6 milioni e 275mila voti, mentre il presidente uscente 2 milioni e 759mila). Il giorno successivo alle elezioni in Venezuela, e dopo che Maduro si è proclamato vincitore e ha gridato al golpe, la situazione è esplosiva ed emergono con più chiarezza tutte le anomalie, quasi certamente le flagranti scorrettezze, delle operazioni di scrutinio.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha chiesto “piena trasparenza” sui risultati e ha espresso la speranza che le controversie “siano risolte pacificamente”. Guterres ha esortato le autorità elettorali venezuelane a “svolgere il loro lavoro in modo indipendente e senza interferenze”, in modo da “garantire la libera espressione della volontà” dei venezuelani.
L’alto rappresentante per gli affari esteri dell’Unione europea (Ue), Josep Borrell, ha dichiarato in una nota che i risultati delle presidenziali “non sono stati verificati e non possono essere considerati rappresentativi della volontà del popolo venezuelano finché non saranno pubblicati e verificati”. L’Ue “invita, inoltre, le autorità a garantire un’indagine completa e tempestiva di qualsiasi reclamo o rivendicazione post-elettorale”, ha aggiunto in un comunicato. Il politico spagnolo ha osservato che “rapporti affidabili di osservatori nazionali e internazionali indicano che le elezioni sono state inficiate da numerosi difetti e irregolarità”.
Inoltre, l’Unione europea si rammarica “che nessuna delle principali raccomandazioni della missione di osservazione elettorale dell’UE del 2021 sia stata attuata”.
Il governo venezuelano ha chiesto che Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica Dominicana e Uruguay, cioè i Paesi che non hanno apertamente riconosciuto il risultato delle elezioni, “ritirino immediatamente i loro rappresentanti in territorio venezuelano”. Ma è stata chiesta piena trasparenza sullo scrutinio anche dai Governi di sinistra di Brasile e Colombia.