Si sono accesi i riflettori sul semestre ungherese di presidenza dell’Ue. La consueta cerimonia di apertura a Bruxelles, nella serata del 1° luglio, ha dato ufficialmente il via a un tempo europeo che sarà scandito da un motto – “Make Europe great again”, rendiamo di nuovo grande l’Europa – che suona come un plagio di uno slogan di qualche anno fa, di Donald Trump, e da un logo, l’immagine stilizzata del rompicapo inventato 50 anni fa dall’ungherese Ernő Rubik. Se l’immagine di rimettere a posto le tessere del cubo magico rappresenta l’obiettivo del semestre, le mosse per farlo seguiranno sette priorità: un “nuovo patto europeo sulla competitività”, “il rafforzamento della politica di difesa europea”, una politica di allargamento “coerente e basata sul merito”, “arginare l’immigrazione clandestina”, “riduzione delle disparità regionali e coesione economica, sociale e territoriale”, la politica agricola nel senso “della sovranità e sicurezza alimentare, come parte dell’autonomia strategica dell’Ue”, le sfide demografiche. Il calendario degli eventi contiene 333 appuntamenti, escluse le visite del primo ministro Viktor Orbàn che ieri ha cominciato con un viaggio a Kiev, dove ha incontrato il presidente Vladimir Zelensky “perché il tema della pace è importante non soltanto per l’Ucraina, ma per l’intera Europa”, ha detto in conferenza stampa a Kiev, riferendo dell’incontro. “La guerra che attualmente soffrite, ha pesanti conseguenze per la sicurezza dell’Europa”, ha continuato Orbàn, dichiarando apprezzamento per le iniziative del presidente Zelensky per la pace e chiedendo al presidente ucraino di “velocizzare il processo dei negoziati con un rapido cessate il fuoco”. Era dal 2012 che Orbàn non si recava in Ucraina. Tra i punti all’ordine del giorno della visita anche il sostegno alla comunità ungherese che vive in Ucraina.