Settimana sociale: Granata (vicepresidente Comitato), “immaginare una ‘filiera corta’ della politica, che accorci le distanze tra pensiero e azione”

(Trieste) È “nei luoghi che possiamo ricostruire le condizioni della partecipazione popolare e del confronto, come elemento di salute del corpo sociale”. Lo ha affermato questo pomeriggio Elena Granata, vicepresidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimana sociali dei cattolici in Italia, nel suo intervento alla cerimonia di apertura della 50ª edizione che viene ospitata fino a domenica a Trieste.
Nel richiamare la sintesi delle riflessioni dei 2.000 partecipanti al percorso preparatorio, Granata ha ricordato che ne sono emersi due punti: “una potente attesa di ri-generazione e cura degli ‘spazi intermedi’” e “una domanda ineludibile di ‘politica’”. Verso Trieste, ha riassunto, “abbiamo riscoperto i benefici della partecipazione” e “anche le fatiche”. “La partecipazione – ha rilevato – è faticosa ma genera legame sociale, costa tempo ed energie ma quando funziona consente alle persone di fare un’esperienza personale ma anche comunitaria. Ma non basta la buona volontà e l’iniziativa dispersa di qualche volonteroso. La partecipazione può essere organizzata e facilitata, diventare un’abitudine e uno stile di relazione”. Secondo la vicepresidente, “oggi ci è richiesta – collettivamente – una grande intelligenza connettiva, capace di collegare le cose tra loro, di riannodare in fili tra fare e pensare, tra azioni locali e nate dal basso e politica”. “Dobbiamo immaginare una sorta di filiera corta della politica, che accorci le distanze tra pensiero politico e azione”, l’idea lanciata da Granata: “Tra il tempo breve dell’azione (quelle azioni locali che tanto impegnano molti di noi) e il tempo lungo del pensiero dovremmo fare spazio ad un agire-pensante, capace di essere inclusivo delle molte voci senza perdersi in discussioni oziose, in grado di imparare per intelligenza progressiva e dalla cultura dell’errore. Si sbaglia e si impara”. “Un agire-pensante – ha concluso – che abbandoni l’illusione dei princìpi assoluti per accettare l’imperfezione connaturata ad ogni azione collettiva. Questo ci attende in queste giornate triestine, un grande lavoro comune, un lavoro di piazza, un lavoro di popolo”.

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