Settimana sociale: Granata (vicepresidente Comitato), “accettare, una volta per tutte, che la partecipazione non potrà più avvenire nelle forme del passato”

(Trieste) “La partecipazione accade, spontanea, come fosse una reazione chimica, quando si riesce a superare il confronto faticoso e dogmatico, o a superare la tentazione di pensare che il dialogo non serva a nulla; quando cominciamo a fidarci gli uni degli altri superando le diffidenze reciproche, riconoscendo senza timore conflitti e posizioni antagoniste, superando le paure e le ansie. Accade quando l’ambiente improvvisamente si scalda e si accende un confronto che non è solo mentale o intellettuale, ma anche fisico, fatto di empatia, fatto di calore umano”. Lo ha affermato questo pomeriggio Elena Granata, vicepresidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimana sociali dei cattolici in Italia, nel suo intervento alla cerimonia di apertura della 50ª edizione che viene ospitata fino a domenica a Trieste.
Granata ha ricordato che “esattamente un anno fa, scrivendo il Documento preparatorio alla Settimana sociale, decidemmo concordi che non avremmo raccontato… quello che manca a questo Paese. Quello che manca alla vita pubblica e civile (che pure vediamo), l’Italia dei ‘senza’: senza cittadini, senza abitanti, senza medici, senza fedeli, senza lavoratori, senza figli”. “Decidemmo concordi – ha ricordato – che ci saremmo invece dedicati a mettere a fuoco l’Italia che c’è, che partecipa, che innova, che rischia, quella che ‘sta nel mezzo’”. “È una questione di sguardo”, ha commentato, rilevando che “siamo oggi di fronte a una partecipazione delle donne alla vita pubblica senza precedenti, in ogni ambito politico, culturale, scientifico. Non si può non cogliere una nuova attenzione diffusa per l’ambiente e la sua tutela; sono moltissimi i giovani impegnati in attività di volontariato, in forme diverse di attivismo ambientale, anche radicale. Emerge una nuova aspettativa di qualità della vita che si traduce in domanda di più tempo per sé e per la famiglia, in domanda di più verde nelle città, in domanda di più gratificazione nel lavoro. Sono soprattutto i giovani a chiedere di poter conciliare meglio le diverse dimensioni della vita: lavoro, vita privata, tempo, contesto. Una domanda di senso che poi, in fondo, ci sollecita tutti. Ci sono uomini e donne attivi nei luoghi della vita quotidiana, nei quartieri, nelle reti di prossimità, nelle azioni in difesa del pianeta e della biodiversità, nei luoghi della povertà e della sofferenza, tra i ragazzi nelle scuole, nei luoghi dove si fa impresa e innovazione. E questi uomini e queste donne osano, propongono, mettono a terra idee e progetti. Poeti sociali li chiama Papa Francesco, ‘seminatori di cambiamento’”. “Questo sguardo, d’altra parte, non ci impedisce di vedere come la sfera pubblica e la politica si stiano impoverendo e svuotando di senso”, ha proseguito riferendosi alla “distanza dalla vita pubblica che non si può imputare solo a scelte personali o al solito luogo comune che siamo tutti più individualisti ma nasce da un profondo processo di privatizzazione degli spazi pubblici (ridotti a spazio di consumo) che in pochi decenni ha ridotto le occasioni – e l’attitudine – al contatto tra le persone”. E poi “c’è un’immensa provincia italiana che vive fuori dai radar e di cui non si parla mai, che preferisce sparire piuttosto che reagire, che naufraga nel vuoto dei bisogni e della propria solitudine”. “Per questo la Settimana sociale sarà soprattutto un’esperienza di piazza, di piazze”, ha annunciato Granata, secondo cui “forse dovremmo accettare, una volta per tutte, che la partecipazione non potrà più avvenire nelle forme del passato”.

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