(Trieste) Una delle testimonianze risuonate alla cerimonia di apertura della 50ª Settimana sociale di Trieste si deve a Carla Barbanti, intervenuta in rappresentanza “di un gruppo molto più ampio che è la Cooperativa sociale di comunità ‘Trame di Quartiere’ che opera a San Berillo, un quartiere del centro storico della città di Catania, che ben rappresenta gli effetti urbani di un intervento calato dall’alto che ha completamente trasformato la sua identità”. Negli anni Sessanta per ragioni di salubrità e al fine di cambiare volto alla città di Catania, il quartiere di San Berillo “è stato quasi interamente demolito e 30.000 persone sono state sradicate dalle loro case e dalla loro quotidianità per essere spostate in un quartiere periferico della città”, ha spiegato Barbanti. La cooperativa opera oggi in un quartiere “abbandonato”, dove “hanno trovato un riparo persone escluse e scartate, come direbbe Papa Francesco”.
“Il nostro lavoro inizia proprio a partire dall’abitare il quartiere, conoscere chi lo abita e costruire relazioni, tessere ‘Trame di un quartiere’”.
“Vivere questa quotidianità ci porta a capire che è necessario offrire dei servizi, creare opportunità lavorative e, al contempo, creare un punto di riferimento per coloro che restano abbandonati dalle politiche pubbliche. Oggi San Berillo racchiude una serie di vulnerabilità: un quartiere come tanti altri nelle città italiane, dove è facile esaltare il degrado ma molto più difficile ritrovare opportunità”.
“Così – aggiunge – riusciamo nell’impresa di ristrutturare un palazzo ottocentesco, Palazzo De Gaetani, lasciatoci in comodato d’uso. Grazie a finanziatori, come Fondazione ‘Con il Sud’, e altri partner e soprattutto grazie alle idee e alle braccia di tante persone che hanno iniziato a rimuovere tutti i rifiuti accumulati in decenni di abbandono, riusciamo a procedere con il miglioramento sismico e così Palazzo De Gaetani, la nostra sede, diventa uno spazio aperto al quartiere e alla città”.
Palazzo De Gaetani diventa dunque “un luogo di prossimità, dove incontrare persone, costruire reti che possano amplificare le possibilità di creare un futuro, ma anche condividere momenti di scambio culturale, divertimento, spensieratezza, passione. Nel nostro spazio vengono progettate e ospitate molte iniziative culturali anche in collaborazione con gli abitanti del quartiere, che offrono preziose possibilità d’incontro”.
Il racconto si conclude così: “Ecco, la cooperazione di comunità può essere una grande opportunità per fronteggiare gli individualismi che ci portano lontano dal benessere, una opportunità per promuovere un recupero delle aree urbane marginali a partire dalle persone che sono più escluse da un sistema in cui il mercato guarda sempre più al profitto e non considera più la casa come bene primario e in cui il diritto all’abitare è costantemente minacciato. La cooperativa di comunità valorizza le diversità rendendole risorse dei nostri contesti per raggiungere città più giuste e inclusive. Questo, nel nostro piccolo, proviamo a fare: costruire un pezzo di società più democratica basata sull’abitare inclusivo delle nostre città”.