Infanzia maltrattata: Cesvi, “in Europa 55 milioni di bambini. Violenza verbale il 36%”. No a “linguaggio abusante”, sì a “linguaggio di cura”

(Foto Cesvi)

La violenza verbale costituisce il 36,1% dei maltrattamenti subiti dai 55 milioni di bambini che in Europa sono vittima di abusi. Lo afferma la Fondazione Cesvi, sulla scorta dei dati Oms, nell’Indice 2024 sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia, presentato oggi a Roma nella sala Caduti di Nassirya di Palazzo Madama (Senato della Repubblica). “Esserne vittima – si legge nel report – può avere serie conseguenze sulla salute psichica in termini di ripercussioni emotive e psicologiche, e sul comportamento, da bambini e una volta divenuti adulti”. La nuova edizione dell’Indice considera il ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura di bambine e bambini, rilevando quanto sia fondamentale una comunicazione da parte degli adulti che promuova un’idea positiva di sé stessi e che sviluppi la sicurezza emotiva”. Insulti e denigrazione, invece, “hanno un impatto negativo sulla crescita, non solo nella percezione del senso di sé, ma anche nel comportamento appreso attraverso l’imitazione”; possono infatti determinare “un forte ritardo nello sviluppo del linguaggio e nella comprensione in bambini di età tra 0 e 6 anni, violenta aggressività verbale dopo i 10 anni, spesso svalutante e discriminatoria come bullismo e cyberbullismo, sessualizzazione precoce e inconsapevole”.
La violenza verbale di bambini e adolescenti può essere influenzata da social media, musica e coetanei, ma soprattutto da quanto ascoltato in famiglia, sia tra genitori e figli, sia tra i genitori. Un “abuso verbale”, spiegano i curatori dell’Indice, spesso legato alla pedagogia “nera”, retaggio di “valori educativi arcaici ancora oggi adottati”, con cui si dà legittimazione “morale” a “comportamenti maltrattanti o abusanti. L’inconsapevolezza del peso delle parole può far sì che i genitori pronuncino insulti con intenzioni ‘affettuose’ o ‘educative’, usando toni ed espressioni umilianti e sprezzanti”.
In questo scenario, emerge l’importanza di “un linguaggio positivo e orientato alla cura come presupposto fondamentale per il cambiamento: una piena consapevolezza del suo valore nel rinforzare i fattori protettivi, superare traumi importanti, contribuire al recupero psicofisico e allo sviluppo armonioso di personalità ferite negli anni più delicati della crescita”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa