Aggressione razzista a Torpignattara: mons. Ricciardi (ausiliare), “deplorevole, è necessario vergognarsi””

“Ciò che è accaduto domenica sera nel parco Sangalli a Torpignattara – dove un gruppo di ragazzi romani ha insultato una comitiva di ragazzi e bambini indiani che giocava a pallone, con conseguenti atti violenti che hanno coinvolto anche adulti, sia italiani che stranieri – è deplorevole ed è necessario vergognarsi, perché minaccia la dignità di ogni persona. Allo stesso tempo questo episodio non può e non deve bruciare tutto un cammino di integrazione, di conoscenza, di convivenza pacifica, non privo di fatiche, ma che è segno dei tempi, di una città che preparandosi al Giubileo è invitata ad essere per tutti la città della speranza”. Lo dichiara il vescovo ausiliare per il settore Est della diocesi di Roma, mons. Paolo Ricciardi, in merito ai fatti di Torpignattara, dove domenica un gruppo di ragazzi romani hanno preso di mira dei giovani indiani che giocavano a pallone. “Sosteniamo con amicizia e rispetto le persone che hanno subito aggressioni verbali e fisiche (in particolare l’uomo di quaranta anni ferito alla gola da una scheggia di vetro di bottiglia) e ci auguriamo che questo episodio non sia occasione per cavalcare ideali e scelte di gruppi che invocano separazioni e integralismi”.
Nelle parole del vescovo l’auspicio che “Torpignattara, come anche altre zone di Roma, continui ad essere segno di vita e di vitalità, dove tutto il mondo può trovare accoglienza in un’unica casa”. “È quartiere popolare e popoloso, pezzo di storia della nostra città, dove dall’inizio del ‘900 ai romani residenti si sono affiancati immigrati italiani di diverse regioni. Qui hanno abitato generazioni di famiglie, anche in mezzo alle prove della guerra, del dopoguerra e del vissuto quotidiano di ogni decennio e di ogni giorno”. Ricordando che “da tempo questo angolo di terra tra le due sponde della via Casilina, tra il Mandrione da una parte e il Pigneto dall’altra è crocevia di mondo, nazioni, culture, religioni diverse che danno un volto particolare a queste vie, dove la convivenza è un dato di fatto”, mons. Ricciardi aggiunge che “i palazzi, i negozi, le scuole, l’ospedale, il parco e i diversi luoghi di vita e di lavoro non hanno frontiere, non hanno dogane. Si vive insieme, crescendo nella reciproca conoscenza che, per chi ha il cuore aperto, è arricchimento, accoglienza, unità e unitarietà di intenti. I bambini che studiano insieme nelle scuole, insieme giocano, insieme vivono in amicizia”.
Infine, l’impegno della Chiesa cattolica nel quartiere: “Anche le comunità di questa zona – penso a San Barnaba, a Santa Giulia, come anche all’ospedale “Vannini” della Figlie di San Camillo – sono case aperte, dove si sta crescendo in un clima di attenzione allo scambio culturale e alla fraternità, come nella conoscenza delle diverse religioni. Penso in particolare alla parrocchia di San Giuseppe Cafasso, che da due anni vede la presenza dei padri scalabriniani, la cui missione di evangelizzazione si unisce a quella della promozione della cultura dell’accoglienza, dell’incontro e dell’integrazione tra migranti, rifugiati e la comunità locale”.

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