La Comunità Papa Giovanni XXIII, in occasione della Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani, ha pubblicato il report 2024 sulla tratta, “Tra vulnerabilità e resilienza”. Il documento evidenzia un preoccupante aumento dello sfruttamento delle persone più vulnerabili che avviene sempre più spesso attraverso le piattaforme online.
Lo sfruttamento sessuale rimane la forma più diffusa e dannosa, a livello fisico e psicologico, ma a questo si affianca sempre più spesso il fenomeno della tratta a fini di sfruttamento lavorativo. Il report prosegue presentando le attività di prevenzione, assistenza ed accoglienza realizzate nel 2023 dall’associazione di don Oreste Benzi: la Comunità Papa Giovanni XXIII ha potenziato le attività di primo contatto alla tratta online, attraverso l’analisi di siti pornografici e l’incontro diretto, per intercettare le vittime. Le persone vulnerabili sono spesso contattate attraverso i canali social, con promesse di istruzione, impiego, alloggio o relazioni sentimentali. A rischio sono anche coloro che fuggono da Paesi martoriati dalla guerra, come l’Ucraina, o da persecuzioni contro minoranze etniche.
L’attività di mappatura della Comunità porta l’esempio delle persone incontrate in Puglia; le vittime provengono principalmente dall’America meridionale (Venezuela, Colombia, Brasile, Argentina) e dall’Europa dell’est (Albania, Romania, Bulgaria, Moldavia). L’età presunta delle persone contattate varia tra i 18 e i 35 anni.
Fra le storie, quella di Benedicta dalla Nigeria, che ha trovato un inserimento lavorativo in Piemonte. Emblematico il racconto dei volontari della Papa Giovanni XXIII in Kenya: “Entriamo in club bui e sporchi dove le donne si prostituiscono. Con un tè e qualche biscotto, raccogliamo pezzi di vita e sogni nascosti dietro le loro maschere”.
Le 101 persone prese in carico dalla Comunità Papa Giovanni XXIII nell’anno scorso in Italia sono state principalmente madri, giovani fragili e vittime di violenze multiple. Tra loro, circa 1 su 5 ha figli con disabilità. Molte di loro sono rientrate dal loro percorso migratorio nel nord Europa, per trovarsi in condizioni di disorientamento, esposte ulteriormente al rischio di ricadere nelle mani dei trafficanti. Grazie a progetti finanziati da fondi europei, l’associazione ha sostenuto poi 70 persone attraverso percorsi individuali mirati alle specifiche vulnerabilità, promuovendo la loro salute e integrazione lavorativa.